21. I provvedimenti di Cesare.
Cesare non la pianse, ma tentò di aiutarla quanto potè. Roma rimase naturalmente quella che era; una città mondiale. Il tentativo di ridare un carattere specifico italico sarebbe stato non solo inattuabile, ma non sarebbe nemmeno stato confacente col piano di Cesare.
Come Alessandro trovò per il suo regno greco-orientale una conveniente capitale nell'elleno-giudaico-egizia, ed anzitutto cosmopolita Alessandria, così anche la città capitale del nuovo stato mondiale romano-ellenico, posta nel punto medio dell'oriente e dell'occidente, non doveva essere un comune italico, ma la snazionalizzata capitale di molte nazioni.
Perciò Cesare tollerò che accanto al padre Giove venissero adorate le divinità egiziane nuovamente introdotte, e concesse persino agli ebrei il libero esercizio del bizzarro loro rito straniero, nella capitale del regno.
Per quanto fosse spiacevole di vedere accrescersi in Roma la popolazione parassita, particolarmente l'elleno-orientale, egli non vi frappose alcun ostacolo, ed è rimarchevole che nelle feste popolari della sua capitale facesse rappresentare delle commedie non solo in latino e in greco, ma anche in altre lingue, e probabilmente nella fenicia, nell'ebraica, nella siriaca, nella spagnola.
Se però Cesare accettò con piena coscienza il carattere fondamentale della capitale, così come lo trovò, egli si adoperò energicamente al miglioramento delle sue lamentevoli e vergognose condizioni.
Purtroppo i mali fondamentali erano appunto i meno estirpabili. Cesare non poteva abolire la schiavitù colle sue conseguenze; non si può nemmeno dire se egli col tempo avrebbe tentato per lo meno di limitare la popolazione schiava nella capitale, come lo imprese su altro campo. Così pure non poteva far sorgere per incanto una libera industria nella capitale, però le enormi costruzioni giovavano in qualche modo alla sua miseria ed aprivano al proletario una sorgente di scarso, ma onorato guadagno.
Cesare si adoperava per contro energicamente a diminuire la massa del proletariato libero. L'affluenza di coloro che la distribuzione di cereali attirava a Roma, col cambiamento della stessa in un'opera di beneficenza limitata ad un numero fisso di persone, se non fatta cessare del tutto[17] fu però essenzialmente diminuita.
A diradare l'esistente proletariato concorsero da una parte i tribunali, che vennero invitati a procedere con indicibile severità contro la canaglia, dall'altra la grande colonizzazione oltre mare; degli 80.000 coloni che Cesare nei pochi anni del suo governo condusse oltre il mare, una gran parte fu presa dalle infime classi della popolazione della capitale; così la maggior parte dei coloni di Corinto erano liberti.
Che Cesare, deviando dall'ordinamento precedente che accordava ai liberti ogni ufficio onorario cittadino, aprisse loro, nelle sue colonie, le porte del consiglio comunale, accadde senza dubbio per guadagnare all'emigrazione i più ragguardevoli fra loro.
Questa emigrazione dev'essere stata anche più di una semplice disposizione passeggera. Cesare, persuaso come ogni altro uomo assennato, che l'unico aiuto efficace contro la miseria del proletario consiste in un ben regolato sistema di colonizzazione e che quindi lo stato deve essere posto in grado di attuarla con un'illimitata estensione, avrà avuta l'intenzione di continuarla durevolmente e di aprire così al male sempre riproducentesi un perenne sfogo.
Furono inoltre adottate delle misure per porre un limite alle forti oscillazioni dei prezzi dei più importanti generi alimentari sui mercati della capitale.
Le finanze dello stato, riordinate e amministrate liberalmente, ne offrivano i mezzi, e due magistrati nominati da poco, gli edili annonari, assunsero la speciale sorveglianza dei fornitori e del mercato della capitale.
Gli abusi dei circoli furono più efficacemente repressi con la riforma della costituzione di ciò che non fosse stato possibile con le leggi proibitive, mentre con la repubblica, con le elezioni repubblicane e coi giudici ebbero fine le corruzioni e le violenze dei collegi elettorali e dei tribunali in generale, i saturnali politici della canaglia.
Furono inoltre sciolte le associazioni nate dalla legge di Clodio, e tutte le associazioni furono poste sotto la suprema sorveglianza delle autorità governative.
Ad eccezione delle antichissime corporazioni ed associazioni, delle congregazioni religiose dei Giudei e di altre categorie particolarmente eccettuate, per le quali pare che bastasse la semplice comunicazione al senato, il permesso di costituire una società permanente, con epoche fisse e con versamenti stabiliti, dipendeva da una concessione del senato, previo parere favorevole del monarca.
A ciò si aggiungeva una più severa amministrazione della giustizia criminale ed una energica polizia. Le leggi, particolarmente quelle relative ai delitti di violenza, furono rese più severe, e la irragionevole disposizione del diritto repubblicano che il reo convinto avesse il diritto di sottrarsi col bando volontario ad una parte della meritata pena, fu annullata com'era giusto.
Il regolamento dettagliato che Cesare emanò per la polizia della capitale è conservato ancora in gran parte e chi vuole può persuadersi che l'imperatore non mancava di obbligare i proprietari delle case alla riparazione delle strade ed al lastricamento dei marciapiedi in tutta la loro grandezza con pietre squadrate, e di promulgare inoltre un appropriato regolamento sul modo di portare le lettighe e di condurre i veicoli, che per le condizioni delle strade potevano circolare liberamente nella capitale solo di sera e di notte.
La sorveglianza generale sulla polizia locale rimase come per il passato a quattro edili che, se non già prima, furono almeno ora incaricati di sorvegliare ciascuno il proprio distretto nell'interno della capitale.