12 . Sollevazione dei Latini e dei Campani.
Ad eccezione di Laurento, tutte le città di origine latina, e persino i Tusculani assunti nei vincoli di cittadini romani, presero le armi contro Roma, mentre al contrario le colonie romane nel Lazio, eccettuata Velletri, si tennero ferme nella lega romana. Che i Capuani, ad onta della sottomissione fatta poco innanzi spontaneamente ai Romani, cogliessero la prima occasione per liberarsi di nuovo dalla signoria di Roma, e che malgrado l'opposizione della parte degli ottimati, che tenevasi stretta alla lega con Roma, la città facesse causa comune colla confederazione latina, che i Volsci riconoscessero in questa sollevazione latina l'ultima possibilità di riconquistare la loro libertà e dessero mano all'armi, sono cose ben naturali; mentre le città volsche ancora indipendenti, come Fundi e Formia, e gli Ernici e l'aristocrazia della Campania non presero parte a questa sollevazione, per motivi che ci sono ignoti.
La situazione dei Romani era difficile; le legioni, che avevano passato il Liri e occupavano la Campania, erano tagliate fuori dall'insurrezione dei Latini e dei Volsci e la vittoria sola poteva salvarle.
La battaglia campale fu combattuta (414 = 340) presso Trifano (tra Minturno, Suessa e Sinuessa); il console Tito Manlio Imperioso Torquato riportò sugli alleati latini e campani una compiuta vittoria. Nei due anni che seguirono, le singole città dei Latini e dei Volsci, che ancora esistevano, furono ridotte all'ubbidienza sia per mezzo di accordi, sia per forza d'armi e tutto il paese venne così sotto la signoria dei Romani.
Conseguenza della vittoria fu lo scioglimento della lega latina. Essa fu trasformata da confederazione politica ed indipendente in semplice consorzio religioso festivo; gli antichi diritti della confederazione ad un massimo della leva e ad una parte del bottino di guerra cessarono affatto, o, dove si mantennero, presero il carattere di concessione e di favore.
Invece del solo trattato tra Roma da un lato e la confederazione latina dall'altro, si conchiusero trattati perpetui tra Roma ed i singoli comuni della confederazione. L'isolamento dei comuni tra loro, che per quelli fondati dopo l'anno 370 = 384 era già stato stabilito prima, fu esteso a tutta la nazione latina. In tutto il resto fu lasciata a ciascun comune, come pel passato, la sua autonomia e la sua immunità.
Gli altri antichi comuni latini, come pure le colonie, perdettero completamente la loro indipendenza e con forme diverse entravano nella lega delle città romane.
Nella più ragguardevole città dei Volsci, in Antium, più forte per terra che per mare, furono inviati coloni romani, e gli antichi cittadini furono obbligati non solo a cedere ai nuovi venuti le terre occorrenti, ma anche ad entrare a far parte del vincolo della cittadinanza romana (416 = 338). Pochi anni dopo (425 = 329) coloni romani si recarono anche nella seconda importante città dei Volsci, a Terracina, e qui pure gli antichi cittadini furono o cacciati o incorporati nel nuovo comune. Lanuvio, Aricia, Nomentum, Pedum, perdettero la loro indipendenza e divennero comuni romani. Le mura di Velletri furono abbattute, il senato fu scacciato o internato nell'Etruria romana, e la città fu probabilmente costituita secondo il diritto di Cere, in comune vassallo. Una parte dei terreni conquistati, per esempio quella dei senatori, fu divisa tra i cittadini romani; con queste speciali assegnazioni, coincide l'istituzione di altre due tribù cittadine avvenuta nell'anno 422 = 332. Quanto fosse profondamente sentito in Roma l'immenso pregio del successo ottenuto, lo prova la statua innalzata nel foro romano al vittorioso console dell'anno 416 = 338 Gaio Lenio, e gli ornamenti della tribuna degli oratori nel foro, con i rostri delle inservibili galere d'Anzio.