25. Cesare battuto.
Più sensibile ancora era la mancanza di foraggio per le bestie da soma e per i cavalli, a cui nemmeno la flotta poteva porre sufficiente rimedio; ne morivano in quantità e non fu di molto profitto la misura presa di far trasportare i cavalli a Durazzo, poichè anche qui scarseggiava il foraggio.
Pompeo non poteva quindi largamente indugiare a togliersi da quella penosa situazione con un colpo decisivo contro il suo nemico. Essendo stato informato da disertori celti che il nemico aveva trascurato di assicurare la costa con una traversa fra le sue due catene di trincee poste alla distanza di 600 piedi l'una dall'altra, su questa svista Pompeo fece il suo piano.
Mentre egli faceva attaccare con le legioni la linea interna delle fortificazioni di Cesare partendo dal campo, e la esterna con le truppe leggere messe a bordo delle navi e sbarcate al di là delle fortificazioni nemiche, approdò una terza divisione nello spazio tra le due linee e prese alle spalle i nemici già abbastanza occupati a difendersi nelle posizioni loro assegnate. La trincea più prossima al mare fu presa e le truppe che la difendevano fuggirono nella massima confusione; non senza difficoltà venne fatto al comandante della vicina trincea, Marco Antonio, di mantenervisi e di arrestare per il momento l'avanzata dei pompeiani, ma, fatta astrazione dalla grave perdita, la trincea più prossima al mare rimase in possesso dei pompeiani, e la linea fu rotta.
Con tanto maggior calore Cesare colse l'occasione offertagli subito dopo di attaccare col grosso della sua fanteria una legione dei pompeiani, che imprudentemente si era isolata. Senonchè gli aggressori si difesero valorosamente e su quel terreno che aveva servito molte volte di accampamento a grandi e piccole divisioni, ed era tagliato in tutti i sensi da valli e da fossi, l'ala destra di Cesare insieme colla cavalleria uscì interamente di strada: invece di accorrere in aiuto dell'ala sinistra, che era venuta alle prese con la legione pompeiana, egli si trovò in un angusto approccio condotto sino al fiume, che aveva già appartenuto ad uno degli antichi campi militari.
Pompeo, accorso in fretta con cinque legioni in aiuto ai suoi, trovò le due ali dei nemici divise e una di esse in una posizione di totale abbandono.
Vedendolo arrivare, i cesariani furono presi da un timor panico e si diedero a precipitosa fuga, e se la perdita si ridusse a mille dei migliori soldati, e se l'esercito di Cesare non fu interamente disfatto, ciò è dovuto alla circostanza che nemmeno Pompeo potè sviluppare le sue forze su quel terreno, e oltre a ciò al timore di Pompeo di essere tirato in una imboscata, per cui egli da principio trattenne le sue truppe.