16. Arresto dei congiurati di Roma.
Vi si venne finalmente col mezzo della contro-mina. Giustificando volentieri il suo ritardo nel dare corso agli affari prossimi e lontani con progetti vasti e necessari, Lentulo si era abboccato con i deputati di un cantone celtico degli Allobrogi, allora in Roma, e siccome essi rappresentavano una comunità radicalmente rovinata nelle finanze ed essi stessi erano profondamente indebitati, aveva cercato di farli entrare nella congiura, e alla loro partenza da Roma li aveva incaricati di messaggi e lettere per i suoi confidenti. Gli Allobrogi lasciarono Roma ma nella notte dal 2 al 3 dicembre furono fermati dalle autorità romane e vennero loro tolte le carte.
Si venne a sapere così che i deputati Allobrogi si erano prestati come spie del governo romano e che avevano aderito alle trattative soltanto per procurare al governo le desiderate prove contro i capi della congiura. La mattina seguente Cicerone ordinò colla maggior possibile segretezza l'arresto dei più pericolosi esponenti del complotto, Lentulo, Cetego, Gabinio e Statilio, mentre alcuni altri si salvavano colla fuga. La reità degli arrestati e dei fuggitivi era evidentissima. Immediatamente dopo l'arresto furono presentati al senato gli scritti sequestrati; alla vista dei suggelli e dei propri caratteri gli arrestati, sottoposti ad un interrogatorio in presenza dei testimoni, furono costretti a confessare la loro colpa, e da altri fatti che ne emersero, dai depositi d'armi nelle case dei congiurati, da espressioni minacciose da essi pronunciate, l'esistenza della congiura fu provata pienamente e legalmente e gli atti più importanti furono per ordine di Cicerone resi subito di pubblica ragione con fogli volanti.
L'irritazione contro la congiura anarchica fu generale. Il partito oligarchico si sarebbe volentieri servito di queste scoperte per fare i conti con la democrazia in generale e particolarmente con Cesare, ma esso era troppo radicalmente sbaragliato per riuscire a questa meta e per poter preparare a Cesare la fine che aveva preparato in passato ai due Gracchi ed a Saturnino; dovette dunque accontentarsi della sola buona volontà.
La moltitudine della capitale era irritata particolarmente per il piano incendiario dei congiurati. I commercianti e tutto il partito degli interessi materiali vide in questa guerra dei debitori contro i creditori, come era ben naturale, una lotta da cui dipendeva la sua esistenza; con impetuoso slancio i giovani commercianti e i capitalisti si affollavano intorno al senato coi brandi impugnati, alzandoli contro i complici manifesti e nascosti di Catilina. La congiura era difatti per il momento paralizzata; sebbene i suoi capi fossero ancora liberi, tuttavia tutto lo stato maggiore della congiura era preso o in fuga, e la schiera raccolta presso Fiesole poteva ben poco senza l'aiuto d'un'insurrezione della capitale.