2. La Spagna.
Oltre ai territori considerati secondo l'ordine naturale come paesi collaterali d'Italia, dove dopo tutto nemmeno gli indigeni erano stati completamente sottomessi, e dove Liguri, Sardi e Corsi offrivano continue occasioni per «trionfi da villaggio», ciò che non ridondava ad onore di Roma, al principio di quest'epoca un formale dominio di Roma esisteva solo nelle due province spagnole che comprendevano la maggior parte orientale e meridionale della penisola iberica.
Si è già tentato di descrivere le condizioni della penisola: vi si trovavano mescolati Iberi, Celti, Fenici, Elleni, Romani, in diversi stadi di civilizzazione e in un'amalgama di civiltà diverse: la coltura iberica antica accanto ad una completa barbarie, la civiltà delle città mercantili fenicie e greche accanto all'incipiente latinizzazione promossa particolarmente dai moltissimi Italici occupati nelle miniere d'argento e dal forte presidio permanente.
Meritano di essere accennate, sotto questo rapporto, Italica, comune romano (presso Siviglia) e la colonia latina di Carteia (nella baia di Gibilterra), che fu il primo comune urbano oltremarino di lingua latina e di costituzione italica.
Italica fu fondata da Scipione il maggiore per i suoi veterani che desideravano rimanere nella penisola, ancor prima di lasciare la Spagna (548 = 206), ma verosimilmente come una borgata[1] e non come un comune cittadino.
La fondazione di Carteia avvenne nel 583 = 171 e ne fu occasione il ragguardevole numero di figli nati al campo da soldati romani e da schiave spagnole, i quali crescevano per diritto schiavi ma in fatto Italici liberi, e tali in quest'epoca furono ufficialmente dichiarati e costituiti in una colonia latina unitamente agli antichi abitanti di Carteia. Le province spagnole godevano i vantaggi di una pace quasi imperturbata da circa trent'anni dopo l'ordinamento della provincia dell'Ebro per cura di Tiberio Sempronio Gracco (575,576 = 179,178) quantunque due volte si faccia menzione di spedizioni contro Celtiberi e contro Lusitani. Ma nell'anno 600 = 154 si verificarono avvenimenti più seri.
I Lusitani, capitanati da un certo Punico, irruppero nel territorio romano, batterono i due governatori romani, che loro si opponevano uniti, e fecero non piccola strage delle loro genti. Tali avvenimenti incoraggiarono i Vettoni (tra il Tago e l'alto Duero) a fare causa comune coi Lusitani; così questi, rinforzati, non solo estesero le loro scorrerie sino al Mediterraneo, ma taglieggiarono persino le terre dei Bastulofenici, nelle vicinanze della capitale romana Cartagine nuova (Cartagena).
A Roma l'avvenimento parve grave abbastanza per determinare l'invio d'un console in Spagna, ciò che non era avvenuto dal 559 = 195 in poi; e per accelerare l'arrivo dei rinforzi, si dispose che i nuovi consoli entrassero in carica due mesi e mezzo prima del tempo legale. Fu questa la cagione, per cui fu spostata l'entrata in carica dei consoli dal quindici marzo al primo gennaio, e con essa fu stabilito il principio dell'anno, quel medesimo di cui ci serviamo ancora oggi. Ma ancor prima che arrivasse il console Quinto Fulvio Nobiliore col suo esercito, si venne ad una sanguinosa battaglia sulla sponda destra del Tago (601 = 153) tra il governatore della Spagna ulteriore, pretore Lucio Mummio ed i Lusitani, capitanati allora, dopo la morte di Punico, dal suo successore Cesare. Sulle prime la fortuna fu favorevole ai Romani; sbaragliato l'esercito lusitano, fu preso il campo. Ma sia che fossero affaticati dalla marcia, sia che si disordinassero inseguendo il nemico, è certo che i Romani furono alla fine completamente battuti dai loro già vinti avversari e oltre il campo nemico perdettero il proprio e 9000 combattenti.
Ora l'incendio di guerra si andava rapidamente estendendo. I Lusitani dalla sinistra del Tago, capitanati da Caucheno, si gettarono sui Celti soggetti ai Romani (in Alenteio) e presero la loro città, Conistorgi. Spedirono quindi ai Celtiberi le insegne tolte a Mummio per informarli della riportata vittoria e perchè ciò servisse loro di ammonimento, chè anche tra costoro non mancava materia perchè l'incendio divampasse.