3.Il nuovo ellenismo.
Ma i Romani erano ora pervenuti ad una crisi di transizione. Come la potenza di Roma non si limitava più alla signoria d'Italia, ma si estendeva molto di là verso ponente e verso levante, così era passato anche il tempo dell'antico costume italico, e sorgeva ad occupare il suo posto la civiltà ellenica.
Veramente l'Italia si trovò sotto l'influenza greca dacchè essa ebbe una storia.
Noi abbiamo già narrato come la giovane Grecia e la giovane Italia si scambiassero reciprocamente, con una certa semplicità ed originalità, gl'impulsi intellettuali; come in epoca posteriore Roma, in modo più palese, si sforzasse di appropriarsi per uso pratico la lingua e le invenzioni dei Greci. Ma l'ellenismo dei Romani di quest'epoca era, nelle sue cause e nei suoi effetti, una cosa essenzialmente nuova.
I Romani incominciavano a sentire il bisogno di una vita intellettuale più ricca e quasi a spaventarsi della loro mentale nullità.
Chè, se persino nazioni ricche di doti artistiche, come l'inglese e la tedesca, non hanno sdegnato nelle pause della loro attività produttrice di servirsi della meschina[1] coltura francese come di riempitivo, non può destare meraviglia se la nazione italica si gittò con ardente smania tanto sugli stupendi tesori, quanto sulle ripugnanti brutture dello sviluppo intellettuale della Grecia. Ma ciò che spinse i Romani, irresistibilmente, nel vortice ellenico, aveva qualche cosa di più profondo e di più intimo.
La civiltà ellenica si chiamava ancora ellenica, ma essa non era più tale; era piuttosto umanitaria e cosmopolita. Essa aveva risolto completamente il problema nel campo intellettuale, e, in un certo grado, anche in quello politico, di formare, cioè, un tutto da una massa di diverse nazioni; e siccome ora lo stesso compito, benchè entro più vasti confini, era passato a Roma, questa adottò, insieme colla rimanente eredità di Alessandro il grande, anche l'ellenismo.
Perciò l'ellenismo non fu allora considerato nè un mero stimolo, nè una cosa secondaria; ma s'insinuò nelle più intime midolla della nazione italica.
I severi costumi italici si dibattevano naturalmente contro l'elemento straniero. Soltanto dopo la più fiera lotta il contadino italico abbandonò il campo al cosmopolita della capitale, e come in Germania il frac dei Francesi fece rinascere l'abito nazionale tedesco, così la reazione contro l'ellenismo destò in Roma una tendenza ostile per principio all'influenza greca in un modo assolutamente sconosciuto ai secoli antecedenti, e così facendo cadde, non di rado, in evidenti goffaggini e ridicolaggini.