18.Corruzione sistematica della plebe.
Ma non furono queste le sole cause che concorsero a fare emergere la plebe della capitale; non si saprebbe assolvere nè la nobiltà nè la demagogia dal rimprovero di averla sistematicamente coltivata, e di aver minato, per quanto da esse dipendeva, sia colle adulazioni, sia con altri mezzi ancora peggiori, le fondamenta dell'antico patriottismo.
Considerati gli elettori come un corpo, essi erano tenuti ancora in troppa stima per ammettere che fra i medesimi avesse luogo una diretta corruzione su grande scala, ma già si brigava indirettamente e nel modo più biasimevole il loro favore.
L'antico impegno dei magistrati, e particolarmente degli edili, di mantenere i cereali a prezzi equi e di sopraintendere ai giuochi, cominciò a degenerare e produsse, alla fine, l'orribile motto della plebe cittadina sotto l'impero: pane gratuito e divertimenti a dovizia.
Ragguardevoli spedizioni di grano, messo a disposizione degli ufficiali del mercato dai governatori delle province, o inviate gratuitamente a Roma dalle province stesse per entrare nelle grazie di qualche singolo magistrato romano, a cominciare dalla metà del sesto secolo, posero gli edili in grado di fornire alla popolazione della capitale, a vilissimi prezzi, le granaglie occorrenti. E Catone diceva, che non doveva destare meraviglia se «i cittadini più non davano ascolto ai buoni consigli perchè il ventre non aveva orecchi».