2. Cinna - Carbone - Sertorio.
Il nome di colui che i malcontenti avevano eletto alla suprema carica dello stato, Lucio Cornelio Cinna, era stato fino allora conosciuto solo come quello di un ufficiale distintosi nella guerra federale; sulle sue qualità personali e i suoi primi disegni siamo meno informati che su quelli di qualsiasi altro capoparte della rivoluzione romana.
Pare che ciò si debba al fatto che quest'uomo comune e guidato dal più basso egoismo, non ha mai concepito piani politici di qualche elevatezza.
Si disse sin dal principio della sua carriera, che egli per una importante somma di danaro si era venduto ai neo-cittadini e alla fazione di Mario, e tale accusa sembra credibile; ma fosse anche falsa, è pure caratteristico che un tale sospetto, mentre non era mai sorto contro Saturnino e contro Sulpicio, persistesse contro Cinna.
Il movimento da lui capeggiato sembrava infatti di poca importanza, tanto per le cause quanto per gli scopi.
Esso non fu tanto l'espressione di un partito, quanto di un'accozzaglia di malcontenti senza un vero scopo politico, i quali si erano anzitutto proposti di ottenere legalmente e illegalmente il richiamo degli esiliati.
Pare che Cinna sia stato tirato nella congiura soltanto dopo e solo perchè gli intriganti, che per la limitazione del potere tribunizio avevano bisogno di un console che si incaricasse delle loro proposte, riconobbero in lui fra i candidati consolari per l'anno 667 = 87, un uomo adatto e lo proposero poi come console.
Fra i capi del movimento che ci appaiono in seconda linea si trovano alcuni uomini di maggiore capacità, così il tribuno del popolo Gneo Papirio Carbone, il quale era famoso per la sua energica eloquenza popolare, e specialmente Quinto Sertorio, uno dei più distinti ufficiali romani, eminente sotto ogni aspetto, il quale, fin da quando aveva sollecitato il tribunato del popolo, inimicandosi con Silla, era per questa contesa entrato nelle fila dei malcontenti quantunque i suoi principii fossero diversi.
Il proconsole Strabone, sebbene avverso al governo, era tuttavia ben lontano dall'entrare a far parte di questa fazione. Finchè Silla fu in Italia i federati per molte ragioni rimasero calmi. Ma appena il temuto proconsole, cedendo agli urgenti bisogni d'oriente e non già ai consigli del console Cinna, si fu imbarcato, questi, spalleggiato dalla maggioranza del collegio tribunizio, presentò subito i progetti di legge coi quali si era convenuto di reagire a poco a poco contro la restaurazione di Silla del 666 = 88.
Questi progetti di legge contenevano la concessione della eguaglianza politica dei neo cittadini e dei liberti come l'aveva proposta Sulpicio e la riabilitazione degli esiliati in conseguenza della rivoluzione sulpicia.