21.Caccia ai titoli.
Ma nulla prova più manifestamente la decadenza del vero orgoglio e del vero onore sia nelle classi elevate come nelle infime, quanto la caccia che si andava facendo alle onorificenze ed ai titoli, divisa nelle forme, ma in sostanza identica in tutti i ranghi.
Vi era una tale affluenza di richieste per ottenere l'onore del trionfo, che non si riusciva, se non con grande stento, a mantenere in vigore la legge, la quale consentiva il trionfo solo a quel supremo magistrato ordinario della repubblica, che in una battaglia campale avesse aumentata la potenza dello stato, escludendo così, non di rado, da simile onore appunto coloro che avevano maggiormente contribuito ai più segnalati successi.
Non si poteva però impedire che quei generali i quali avessero tentato invano, o non avessero la speranza di ottenere il trionfo dal senato o dai cittadini, facessero almeno, sul monte Albano, per proprio conto, una marcia trionfale (la prima nel 525=229).
Nessun combattimento contro un manipolo di Liguri o di Corsi era ormai considerato troppo insignificante per non chiedere gli onori del trionfo.
Allo scopo di togliere ai trionfatori pacifici, come per esempio erano stati i consoli dell'anno 583=171, la possibilità di domandare questo onore, fu messa la condizione di aver comandato una battaglia campale, nella quale fossero stati uccisi per la meno 5000 nemici: ma anche questa condizione fu spesso elusa col mezzo di comunicati falsi.
E qui è il luogo di osservare che, fin d'allora, si vedevano nelle case dei signori brillare molte armature che non avevano veduto i campi di battaglia. Mentre, prima, il supremo duce, spirato il termine del suo comando, si onorava di entrare a far parte dello stato maggiore del suo successore, ora si considerò una dimostrazione contro il moderno orgoglio il fatto che il consolare Catone assunse la carica di tribuno di guerra sotto Tiberio Sempronio Longo (560=194) e sotto Manlio Glabrio (563=191)
Prima bastava il ringraziamento espresso una sola volta dalla repubblica per il servizio reso allo stato: ora sembrava che ogni merito acquistato esigesse una distinzione permanente.
Già Gaio Duilio, vincitore a Milazzo (494=260), aveva ottenuto di essere preceduto, quando la sera girava per le vie della capitale, da un portafiaccola e da un piffero.
Le statue ed i monumenti eretti, frequentemente, a spese stesse dell'individuo che ne era onorato, erano diventati così comuni, che si poteva dire ironicamente essere una distinzione quella di non averne.
Ma simili onorificenze, puramente personali, a lungo andare non bastavano. Fu adottata l'usanza di dare al vincitore di segnalate battaglie ed ai suoi discendenti un soprannome permanente, derivandolo dalle riportate vittorie; aquesta usanza dette principalmente origine il vincitore di Zama facendosi chiamare l'Africano, dando a suo fratello ilsoprannome di Asiatico ed a suo cugino quello di Ispano[12].
L'esempio dei grandi fu seguìto dagli inferiori.
Se l'ordine dei governanti non disdegnava di stabilire le classi pei funerali e di decretare un lenzuolo mortuario di porpora per quel trapassato che era stato censore, non poteva aversi a male se i liberti chiedevano di poter almeno ornare i loro figli con la tanto invidiata striscia porporina.
La tunica, l'anello e la capsula dell'amuleto distinguevano non solo il cittadino e la cittadina dallo straniero e dallo schiavo, ma anche il nato libero dall'individuo che era stato schiavo, il figlio di parenti liberti, il figlio del cavaliere e del senatore dal cittadino comune, il rampollo d'una famiglia curule dal semplice senatore – e tutto questo avveniva in quella repubblica, nella quale tutto ciò che vi era stato di buono e di grande fu opera dell'eguaglianza tra i cittadini!
La discordia serpeggiante nella repubblica si era insinuata anche nell'opposizione.
Facendo assegnamento sulla classe popolare i patriotti levarono alte le loro grida per le riforme.
Appoggiata sulle masse della capitale, la demagogia incominciò l'opera sua. Benchè le sue tendenze non si lasciassero interamente separare, anzi sotto vari aspetti si tenessero per mano, sarà però necessario considerarle come separate.