11. Oltre le Alpi e il Danubio.
La spedizione del console Marco Emilio Scauro nel 639 = 115 contro i Taurisci[7] aveva marcatamente il carattere di una conquista.
Egli, il primo dei Romani che valicasse la catena delle Alpi orientali per il loro più basso valico fra Trieste e Lubiana, strinse amicizia coi Taurisci, così che fu assicurato coi medesimi un commercio abbastanza importante, senza che i Romani fossero stati spinti in mezzo ai movimenti delle popolazioni settentrionali delle Alpi, come lo avrebbe richiesto una formale sottomissione dei Taurisci.
Delle battaglie con gli Scordisci, oramai quasi dimenticate, è riapparso alla luce un documento in una lapide commemorativa, dell'anno 636 = 118, trovata da poco nelle vicinanze di Tessalonica, il quale, nella sua singolarità, parla molto chiaramente.
Secondo questa lapide in quell'anno cadde presso Argo (poco lungi da Stobi, sull'Axios o Vardar superiore) il governatore della Macedonia, Sesto Pompeo, durante una battaglia data a questi Celti, e dopo che il questore Marco Annio giunse con le sue truppe ed era divenuto quasi padrone del nemico, questi stessi Celti, in unione al re dei Medi, Tipatas (sullo Strimone superiore) irruppero nuovamente nel paese, in masse ancora maggiori, e con fatica i Romani si difesero dai minaccianti barbari[8]. Le cose presero ben presto tale minaccioso aspetto, che divenne necessario di mandare in Macedonia eserciti consolari[9].
Pochi anni dopo, il console dell'anno 640 = 114, Caio Porcio Catone, fu assalito nelle montagne serbe dagli stessi Scordisci, ed il suo esercito fu completamente distrutto, mentre egli stesso con pochi del suo seguito potè salvarsi con una vergognosa fuga. A gran pena il pretore Marco Didio potè difendere il confine romano. Successori suoi furono Caio Metello Caprario (641-642 = 113-112), Marco Livio Druso (642-643 = 112–1) il primo generale romano che arrivasse al Danubio, e Quinto Minucio Rufo (644-647 = 110-107) che portò le armi sin sulla Morava[10] e sconfisse interamente gli Scordisci.
Ma nondimeno questi irruppero subito dopo, insieme coi Medii e coi Dardani, nel territorio romano, e saccheggiarono, anzi, il santuario delfico; appena allora Lucio Scipione terminò quella guerra che durava da trentadue anni, e scacciò il resto degli Scordisci al di là, sulla riva sinistra, del Danubio[11].
Primeggiarono poscia in loro vece i Dardani (nella Serbia), nel territorio tra i confini settentrionali della Macedonia e il Danubio.