6 Estensione del territorio romano dopo la caduta d'Alba.
Non sarebbe ora possibile determinare in qual modo la città di Roma, divenuta dopo la caduta di Alba padrona di un territorio relativamente vasto, e potenza dirigente della federazione latina, abbia continuato ad allargare i suoi possessi immediati e mediati. Certo non le dovettero mancare occasioni di guerra con gli Etruschi e principalmente coi Veienti, ai quali disputava il possesso di Fidene: ma, a quanto pare, ai Romani non riuscì di conservare saldamente quest'avamposto etrusco distante da Roma poco più di dieci chilometri, e di snidarne i Veienti che di là movevano spesso all'attacco del paese latino. Ma in compenso i Romani si mantennero, senza contrasto, in possesso del Gianicolo e di entrambe le rive tiberine fino alla foce. Dalla parte poi de' Sabini e degli Equi, Roma si mostrò sempre molto superiore di forze e d'animo, giovandosi del concorso dei più lontani Ernici, la cui unione con Roma, divenuta in seguito così intima, deve esser cominciata almeno all'epoca dei re. I Latini e gli Ernici, collegati insieme, tenevano tra due fuochi e sorvegliavano i loro vicini di levante. Ma continuo teatro di guerra rimase la frontiera di mezzodì, il paese dei Rutuli e più ancora quello dei Volsci. Da questo lato incominciò ad allargarsi il territorio latino, e qui noi troviamo per la prima volta le comunità fondate da Roma e dal Lazio in un paese conquistato, le così dette colonie latine, costituite come membri autonomi della federazione nazionale: i principî delle quali si fanno risalire all'epoca dei re.
Fin dove si estendessero verso la fine di quell'epoca i territori sui quali Roma, verso il mezzogiorno, esercitava la supremazia politica, non si può nemmeno con approssimazione stabilire.
Negli annali romani del periodo dei re si parla molto di ostilità con i vicini comuni latini e volsci, ma appena poche singole notizie, come ad esempio quella della presa di Suessa nel piano Pontino, contengono un fondamento storico.
Malgrado ciò non si può mettere in dubbio che il periodo dei re abbia non solo posto le basi politiche di Roma, ma ne abbia anche fondato all'esterno la potenza. La posizione di Roma, piuttosto di fronte alla lega latina che non dentro la lega stessa, è già stabilita decisamente al principio della repubblica e ci mostra che Roma, all'epoca dei re, doveva aver già compiuto forti manifestazioni militari all'esterno. Qui, certo, si compirono grandi fatti che non lasciarono quasi traccia, e la cui dubbia luce accenna ai tempi dei re di Roma, e principalmente all'epoca dei Tarquini; ma non è più che come il barlume d'un lontano crepuscolo, il quale rischiara lo spazio, e nel tempo stesso rende confusi ed incerti i contorni delle cose.