5. I Celti contro gli Etruschi.
Da Sigoveso deriverebbe la colonia gallica sul Danubio medio, da Belloveso la più antica colonia celtica nella Lombardia odierna, il paese degli Insubri colla capitale Mediolanum (Milano). Nè andò molto, che sarebbe calata in Italia un'altra torma, la quale avrebbe fondato la gente dei Cenomani e fabbricate le città di Brixia (Brescia) e di Verona.
D'allora in poi gli avventurieri celtici si riversarono continuamente dalle Alpi nel bel paese d'Italia. Le genti celtiche colle liguri, tolsero agli Etruschi una città dopo l'altra, sino a che l'intera riva sinistra del Po si trovò in loro balìa. Dopo la presa della ricca città etrusca di Melpum (verosimilmente nelle vicinanze di Milano), per la cui espugnazione i Celti già stanziati nella valle del Po, si erano uniti con altre tribù calate di fresco d'oltralpe (358 = 396), questi nuovi venuti si trasferirono sulla riva destra del fiume e cominciarono a molestare gli Umbri e gli Etruschi nelle loro antiche sedi. Erano questi novelli aggressori, particolarmente i Boi, penetrati in Italia, come si pretende, per un'altra via, varcando il monte Pennino (il grande S. Bernardo); essi presero dimora in quel paese che oggi si chiama Romagna, ove l'antica città degli Etruschi detta Felsina, dai nuovi padroni ribattezzata in Bononia, divenne la loro capitale.
Capitarono finalmente i Senoni, l'ultima grand'orda celtica che abbia varcato le Alpi; essi stabilirono le loro sedi sulle rive del mare Adriatico da Rimini ad Ancona. Ma alcuni gruppi di celti debbono essere penetrati fin nel cuore dell'Umbria, anzi fino ai confini dell'Etruria propriamente detta, poichè si son trovate presso Todi, sul Tevere superiore, inscrizioni lapidarie in lingua celtica.
I confini dell'Etruria s'andavano sempre più restringendo dalla parte di settentrione; e intorno alla metà del quarto secolo, ad oriente, la nazione tosca si trovò già del tutto circoscritta a quel territorio, che d'allora in poi ha portato il suo nome e lo porta ancora.