7. Le province.
Relativamente maggiori erano le sofferenze delle province.
Si immagini lo stato delle Indie orientali se l'aristocrazia inglese fosse ciò che in quel tempo era l'aristocrazia romana, e si avrà un quadro delle condizioni della Sicilia e dell'Asia[3].
La legislazione siccome imponeva ai mercanti il controllo dei magistrati, obbligava, in certo modo questi a fare con quelli causa comune e ad assicurarsi, con un'assoluta condiscendenza verso i capitalisti nelle province, illimitata libertà di saccheggio e di difesa se fossero accusati.
Accanto a questi ladroni ufficiali e semi-ufficiali, pirati di terra e di mare saccheggiavano tutti i paesi del Mediterraneo. Specialmente i filibustieri infestavano il mar d'Asia in modo che il governo romano nell'anno 652 = 102 fu costretto a spedire in Cilicia una flotta composta per la maggior parte di navi delle città vassalle e affidata con autorità proconsolare al pretore Marco Antonio.
Questa non solo catturò grande numero di barche corsare e snidò molti predoni ma i Romani si disposero a fermarsi stabilmente in quel paese, e per schiacciare la pirateria nel suo covo principale che era l'aspra Cilicia o Cilicia occidentale, occuparono forti posizioni militari, dando così principio all'organizzazione della provincia della Cilicia, che d'allora in poi figurò nel novero delle province romane[4].
L'intenzione era lodevole e il disegno conveniente allo scopo; ma il continuo e crescente malanno della pirateria nelle acque dell'Asia e specialmente nella Cilicia, indicava purtroppo l'insufficienza dei mezzi coi quali dalla nuova posizione lo si combatteva.
Ma in nessun caso l'impotenza e il guasto dell'amministrazione provinciale romana apparivano più evidenti che nelle insurrezioni del proletariato degli schiavi, che colla restaurazione dell'aristocrazia parevano ritornate quelle di una volta.
Questi tumulti degli schiavi che ingrossandosi si convertivano in guerre, come quella avvenuta intorno al 620 = 134 che si vuole considerare come una delle cause e forse la determinante della rivoluzione di Gracco, si rinnovavano e si succedevano tristemente uniformi.
Gli animi degli schiavi ribollivano come trent'anni prima in tutto il dominio romano. Si parlò già delle tumultuose adunanze italiche. Nell'Attica i lavoratori delle miniere di argento, sollevatisi, occuparono il capo Sunio, da cui per molto tempo saccheggiarono il circostante paese; e anche in altri luoghi si deplorarono simili guai.