2. Persecuzione dei democratici.
Anzitutto si reagì veramente solo contro le persone; annullate le misure che lo riguardavano, si richiamò Publio Popilio dall'esilio (633 = 121) e si fece una guerra coi processi ai partigiani dei Gracchi; al contrario il tentativo del partito popolare, perchè Lucio Opimio, uscito di carica, fosse condannato per il delitto d'alto tradimento, fu dal partito del governo reso vano (634 = 120).
È caratteristico di questo governo restauratore il fatto che l'aristocrazia ogni dì più si mostrasse seria nei suoi intendimenti. Caio Carbone, alleato altra volta dei Gracchi, da lungo tempo convertito, aveva pure da ultimo dimostrato il suo zelo e la sua capacità qual difensore di Opimio. Ma egli rimase l'apostata allorchè i democratici mossero contro di lui la stessa accusa ch'era stata sollevata contro Opimio; il governo lo lasciò cadere volentieri, e Carbone, vedendosi spacciato nei due partiti, si diede la morte di propria mano.
Così gli uomini reazionari si mostravano schiettamente aristocratici nelle questioni personali. La reazione al contrario lasciò dapprima sussistere la distribuzione del grano, le imposte della provincia d'Asia, l'ordinamento dei giurati proposto da Gracco, e il suo ordine giudiziario, e non solo ebbe riguardo ai commercianti ed al proletariato della capitale, ma blandì, come aveva praticato al tempo delle leggi livie, questi due poteri e specialmente il proletariato, molto più che non l'avessero fatto i Gracchi.
Ciò avvenne non solo perchè la rivoluzione dei Gracchi teneva ancora agitati gli animi e proteggeva le loro opere; la sollecitudine degli interessi della plebe si conciliava di fatto a meraviglia coll'interesse dell'aristocrazia; null'altro quindi si sacrificò all'infuori del bene pubblico.
L'aristocrazia abrogò tutte le misure prese da Caio Gracco per promuovere la pubblica agiatezza e insieme, come ben si comprende, la parte meno accetta al popolo della sua legislazione.