TERZO CAPITOLO
IL GOVERNO ED I GOVERNATI
Il decadere del patriziato non tolse alla repubblica romana il suo carattere aristocratico.
Fu già notato che il partito plebeo ne era fin da principio invaso, e, in un certo senso, più ancora che lo stesso patriziato; poichè se nell'antica borghesia prevaleva un'assoluta parità di diritti, la nuova costituzione partì sin da principio dalla distinzione tra le famiglie senatorie privilegiate tanto nei diritti quanto negli utili e la massa degli altri cittadini.
Con la caduta della nobiltà e con la formale istituzione dell'eguaglianza civile sorse dunque, immediatamente, una nuova aristocrazia e quindi un partito ad essa opposto.
Abbiamo già narrato come questa nuova aristocrazia si innestasse, per così dire, sull'antica, e come, per conseguenza, anche i primi movimenti del nuovo partito del progresso si intrecciassero cogli ultimi movimenti della vecchia opposizione plebea.
Questi partiti ebbero origine nel quinto secolo, ma essi ebbero il loro pieno compimento soltanto nel secolo successivo. Senonchè, non solo questo interno svolgimento è, per così dire, soffocato dallo strepito delle armi delle grandi guerre e delle vittorie, ma il processo della sua formazione si cela alla nostra vista più di qualunque altro della storia romana.
Come una crosta di ghiaccio va insensibilmente estendendosi sul torrente e sempre più lo restringe, così si va formando questa nuova aristocrazia; e appunto così insensibilmente le si pone di contro il nuovo partito liberale, proprio come la corrente che si cela sul fondo del fiume, e a poco a poco riprende la sua estensione.
È cosa assai difficile raccogliere in un quadro storico generale le singole tracce di questo duplice movimento, poco rilevante per se stesso ed il cui aspetto storico, sino ad ora, non cadde sott'occhio in nessuna vera catastrofe. Ma il tramonto delle libertà repubblicane e le fondamenta delle rivoluzioni future sono di quest'epoca; e la descrizione delle stesse, non meno che dello sviluppo di Roma in generale, sarebbe imperfetta se non si desse qualche idea precisa della forza di quella superficie di ghiaccio e se non si facesse presagire, nei terribili e formidabili scoppi, la frattura del ghiaccio stesso.