21 Asdrubale ed Annibale in marcia.
Come aveva fatto nei tempi di massimo pericolo, Roma chiamò nuovamente sotto le armi ventitrè legioni, i volontari e persino coloro che la legge esentava dal servizio militare. Ciò non pertanto i Romani vennero sorpresi.
Asdrubale, assai prima che gli amici e i nemici se l'aspettassero, aveva varcato le Alpi (547=207). I Galli, abituati ormai a tali passaggi, gli avevano aperto volentieri il passo per danaro, somministrando all'esercito tutto ciò di cui avesse bisogno.
Seppure a Roma si era pensato ad occupare gli sbocchi delle Alpi, anche questa volta si era fatto troppo tardi: già si aveva notizia che Asdrubale era arrivato sulle sponde del Po, che chiamava sotto le armi i Galli col medesimo successo del fratello e che aveva preso d'assalto Piacenza.
Il console Marco Livio si mosse in tutta fretta per raggiungere l'esercito settentrionale, e in realtà il tempo stringeva.
Nell'Etruria e nell'Umbria regnava un sordo fermento; l'esercito cartaginese veniva rinforzato da volontari di questi paesi.
Il pretore Gaio Nerone chiamò a sè il collega Gaio Ostilio Tubulo che si trovava in Venosa, e con un esercito di 40.000 uomini si affrettò a chiudere ad Annibale la via verso settentrione.
Questi aveva raccolto tutte le sue forze sul territorio dei Bruzi, e, avanzando sulla via che da Reggio conduce nell'Apulia, si scontrò col console presso Grumento. Si venne ad un ostinato combattimento, del quale Nerone si attribuì la vittoria; ma Annibale, ricorrendo ad una delle sue solite marce laterali, seppe sottrarsi al nemico ed arrivare nell'Apulia senza trovare alcun ostacolo.
Qui sostò e pose il suo campo prima presso Venosa, poi presso Canusio, sempre di fronte a Nerone che gli aveva costantemente tenuto dietro.
Pare fuor di dubbio che Annibale si fermasse per proprio volere, non già costrettovi dall'esercito romano. Il motivo per cui egli si fermò qui e non più verso settentrione, deve attribuirsi ad intelligenze corse fra lui ed Asdrubale, od a sue ipotesi sull'itinerario di quest'ultimo, che noi non conosciamo.
Mentre i due eserciti stavano oziosi l'uno di fronte all'altro, i posti avanzati di Nerone intercettarono il dispaccio d'Asdrubale, atteso con tanta impazienza nel campo di Annibale. Esso conteneva la comunicazione che Asdrubale intendeva battere la via Flaminia, percorrere quindi prima la via lungo la costa del mare, e varcare poi l'Appennino presso Fano, volgendo verso Narni, ove riteneva di trovare Annibale.
Nerone fece partire immediatamente alla volta di Narni, che era il punto scelto per la congiunzione dei due eserciti cartaginesi, le truppe della riserva che erano in Roma, ove rimase la divisione che stanziava presso Capua, la quale vi formò una nuova riserva.
Pensando che Annibale, ignorando l'intenzione del fratello continuerebbe ad aspettarlo nell'Apulia, Nerone si decise al temerario tentativo di recarsi con un piccolo ma scelto corpo di 7.000 uomini a marce forzate verso settentrione, onde, di concerto col suo collega, costringere possibilmente Asdrubale ad accettare battaglia. Egli lo poteva fare perchè l'esercito romano che lasciava indietro era ancora sempre abbastanza forte sia per tener testa alla forza d'Annibale qualora esso l'attaccasse, sia per seguirlo ed arrivare immediatamente nel campo di battaglia qualora esso levasse gli accampamenti.