13. Scoppio dell'insurrezione in Etruria.
Stanco di tutte queste inutili mene e di tanti piani andati a vuoto, Catilina decise di spingere le cose ad una soluzione facendola finita una volta per sempre, e prese le sue misure per incominciare la guerra civile durante l'estate.
Fiesole, città molto forte dell'Etruria, formicolante di gente ridotta alla miseria e di congiurati, che quindici anni prima era stata il focolare della sollevazione lepidiana, ridivenne un'altra volta il quartier generale dell'insurrezione.
A Fiesole si dirigevano le spedizioni di denaro, cui contribuivano particolarmente le dame romane entrate nella congiura; in Fiesole si radunavano armi e soldati; un antico capitano dell'esercito di Silla, Caio Manlio, così valoroso e così libero da scrupoli di coscienza come non lo fu mai un lanzichenecco, vi prese provvisoriamente il supremo comando.
Simili preparativi, sebbene in proporzioni minori, furono fatti in altri punti d'Italia. I transpadani erano eccitati in modo da non aspettare il segnale per sollevarsi. Nel paese dei Bruzi, sulla costa orientale d'Italia, a Capua, luoghi nei quali erano raccolte grandi masse di schiavi, pareva prepararsi una seconda irruzione di schiavi simile a quella di Spartaco. Nella capitale stessa si stava predisponendo qualche cosa; chi osservava il baldanzoso contegno che tenevano debitori citati dinanzi al potere urbano, doveva ricordare le scene che avevano preceduto l'assassinio di Asellione.
I capitalisti si trovavano in grande apprensione; fu necessario emanare il divieto dell'esportazione dell'oro e dell'argento e di far sorvegliare i principali porti di mare. Il piano dei congiurati era di trucidare senz'altro durante le elezioni del 692 = 62, nelle quali Catilina aspirava di nuovo al consolato, il console che le dirigeva e gli importuni concorrenti, per ottenere a qualunque costo l'elezione di Catilina, facendo in caso di bisogno marciare delle bande armate da Fiesole e da altri punti di riunione sulla capitale per rompere colla forza ogni resistenza.
Sempre rapidamente ed esattamente informato dai suoi agenti, maschi e femmine, delle mene dei congiurati, Cicerone denunciò nel giorno fissato per l'elezione (20 ottobre) in pieno senato, e alla presenza dei principali capi, l'esistenza della congiura. Catilina non si abbassò a negarla; rispose arrogantemente che, cadendo l'elezione sopra di lui, il grande partito senza capo di fronte al piccolo diretto da meschini, non mancherebbe più a lungo d'un capitano.
Non essendovi però le prove dirette del complotto non si potè ottenere altro dal timido senato che desse preventivamente la sua sanzione alle misure eccezionali giudicate opportune dai magistrati (21 ottobre).
Così andava avvicinandosi la battaglia elettorale, questa volta più battaglia che elezione; poichè anche Cicerone si era costituito una guardia del corpo formata particolarmente da giovani della classe dei commercianti; e i suoi armati erano quelli che i1 28 ottobre, giorno al quale erano state protratte le elezioni dal senato, coprivano e dominavano il campo di Marte. Non potevano quindi i congiurati nè ammazzare il console che dirigeva le elezioni, nè condurre le elezioni nel loro senso.
Frattanto però era incominciata la guerra civile. Caio Manlio il 27 ottobre aveva piantata l'insegna in Fiesole attorno alla quale doveva raccogliersi l'esercito dell'insurrezione – era una delle aquile dell'epoca della guerra cimbrica di Mario – e aveva fatto appello ai ladroni dei monti ed ai paesani di unirsi a lui. Riferendosi alle antiche tradizioni del partito del popolo, i suoi proclami esigevano la liberazione dall'oppressivo peso dei debiti e la mitigazione della procedura, la quale, quando i debiti superavano di fatto la sostanza netta, traeva seco ancora legalmente la perdita della libertà del debitore.
Sembrava quasi che il popolaccio della capitale, sorgendo come il legittimo successore dell'antica classe rurale plebea e combattendo le sue battaglie sotto le gloriose aquile della guerra cimbrica, volesse macchiare non solo il presente ma anche il passato di Roma. Questa insurrezione rimase però isolata; negli altri luoghi di raccolta la congiura si limitò ad accumulare armi ed a tenere adunanze segrete, giacchè fra i congiurati mancavano capi risoluti.