7. Antioco in Grecia.
Per il momento, Antioco aveva certamente prevenuto i Romani nella Grecia propriamente detta.
La Calcide, che aveva una guarnigione greca fornita dai comuni alleati dei Romani, respinse l'intimazione della resa, ma dovette cedere quando Antioco l'investì con tutte le sue forze, e un gruppo di truppe romane, arrivato troppo tardi per occuparla, fu da Antioco sconfitto presso Delio.
L'Eubea, perciò, era perduta pei Romani.
Sempre nell'inverno, d'accordo cogli Etoli e cogli Atamani, Antioco fece un tentativo per conquistare la Tessalia; furono occupate le Termopili, fu presa Fere insieme con altre città, ma Appio Claudio arrivò alla testa di 2000 uomini da Apollonia, liberò Larissa e vi prese posizione.
Stanco della campagna d'inverno, Antioco preferì ritirarsi nel suo delizioso palazzo in Calcide, dove viveva splendidamente e dove, malgrado i suoi cinquant'anni ed i suoi piani di guerra, celebrò le nozze con una bella calcidese.
Così passò l'inverno del 562-563=192-191 senza che Antioco avesse fatto molto di più che scrivere continuamente in Grecia – ciò che indusse un ufficiale romano a dire che Antioco guerreggiava colla penna e coll'inchiostro.
Appena iniziatasi la primavera del 563=191 lo stato maggiore dei Romani arrivò presso Apollonia.
Manlio Acilio Glabrio, uomo di basso stato ma serio, temuto tanto dal nemico quanto dai suoi soldati, era il duce supremo; Gaio Livio comandava la flotta, e fra i tribuni militari v'erano Marco Porcio Catone, il vincitore della Spagna, e Lucio Valerio Flacco, i quali, seguendo l'antico costume romano, non disdegnavano, benchè avessero coperto la suprema carica, di rientrare nell'esercito come semplici comandanti di legione.
Essi conducevano seco rinforzi di navi e di uomini, cavalieri numidi ed elefanti mandati da Massinissa, nonchè la autorizzazione del senato di accettare dagli alleati non italici truppe ausiliarie sino a 5000 uomini, così che il numero complessivo delle forze dei Romani fu portato a 40.000 combattenti. Il re, che in principio della primavera si era recato in Etolia, e aveva fatto una spedizione inutile nell'Acarnania, alla notizia dell'approdo di Glabrio, ritornò al suo quartiere generale col proposito di cominciare la guerra con tutta serietà.
Ma per la sua lentezza e per quella dei suoi governatori in Asia, gli furono in un modo inesplicabile ritardati tutti i rinforzi, cosicchè egli non disponeva che dello scarso esercito col quale nell'autunno dell'anno precedente era sbarcato presso Pteleo, ed anche questo decimato dalle malattie e dalla diserzione nei dissoluti quartieri d'inverno.
Anche gli Etoli, i quali volevano porre in campo masse sterminate, non mandarono nel momento decisivo al loro duce supremo che 4000 uomini.
Le truppe romane avevano intanto incominciato le loro operazioni nella Tessalia, dove l'avanguardia, in unione coll'esercito macedone, avevano scacciato le guarnigioni di Antioco dalle città tessale ed occupato il territorio degli Atamani. Il console seguiva col grosso dell'esercito: tutte le forze dei Romani si raccolsero in Larissa.