13. I Romani battuti a Calcedonia.
Lucullo prese effettivamente la via di Calcedonia; ma Cotta, per fare un gran colpo prima del suo arrivo, ordinò al suo ammiraglio Publio Rutilio Nudo di fare una sortita, che non solo finì con una sanguinosa sconfitta dei Romani, ma procurò anche ai Pontici la possibilità di attaccare il porto, di spezzare la catena che lo chiudeva e di ardere tutte le navi da guerra che vi si trovavano, circa sessanta.
Alla notizia di queste sventure, pervenuta a Lucullo sul fiume Sangario, egli accelerò la sua marcia con grave malcontento dei soldati, a cui secondo le loro idee nulla importava di Cotta, e i quali avrebbero preferito di saccheggiare un paese inerme piuttosto che d'insegnare a vincere ai loro camerati.
Il suo arrivo rimediò in parte alle sofferte sventure: il re tolsi l'assedio da Calcedonia; però non fece ritorno nel Ponto, ma si diresse verso mezzodì nell'antica provincia romana, ove si estese sulla Propontide e sull'Ellesponto, occupando Lampsaco e cominciando l'assedio della grande e ricca città di Cizico.
Egli si cacciava dunque semprepiù addentro nel vicolo cieco in cui si era messo, invece di giovarsi contro i Romani delle grandi distanze, come quelle che solo avrebbero potuto essergli utili.
In Cizico si era conservata più pura che in ogni altro luogo l'antica destrezza e la gagliardia greca; i suoi cittadini prestarono la più risoluta resistenza benchè nell'infelice doppia battaglia di Calcedonia avessero subìto varie perdite di uomini e di navi.
Cizico sorgeva vicino alla terra ferma ed era unita ad essa con un ponte. Gli assedianti si impadronirono tanto dell'altura che dominava la terra ferma e metteva capo al ponte, e del sobborgo ivi esistente, quanto delle famose alture dindimeniche sull'isola stessa, e sia dal lato dell'isola che da quello della terra ferma gli ingegneri greci impegnarono tutta la loro arte per rendere possibile l'assalto.
Ma la breccia, che finalmente si giunse ad aprire, fu durante la notte novamente chiusa dagli assediati e gli sforzi dell'esercito regio rimasero infruttuosi appunto come la barbara minaccia del re di far mettere a morte sotto le mura i Ciziceni fatti prigionieri se i cittadini rifiutassero ancora di arrendersi.
I Ciziceni continuarono la difesa con coraggio e con fortuna; e mancò poco che durante l'assedio facessero prigioniero lo stesso re. Intanto Lucullo aveva occupato una forte posizione alle spalle dell'esercito pontico, che se non gli permetteva di recare aiuto immediato all'angustiata città, gli consentiva di tagliare al nemico ogni trasporto di viveri per terra.