9 La famiglia e lo stato.
Tutto quello che si può chiamare l'elemento patriarcale dello stato si appoggia tanto in Grecia quanto in Italia sulle stesse fondamenta.
Prima di ogni altra cosa è necessario parlare della morale e rispettabile forma della vita sociale[7], che impone all'uomo la monogamia, che punisce severamente l'adulterio della donna, ma nell'alta posizione della madre nella vita domestica riconosce la parità dei due sessi e la santità dei connubi. La dura prevalenza della potestà maritale e più ancora della patria potestà senza alcun riguardo personale è affatto estranea ai Greci e tutta propria degli Italici. La subordinazione morale prese forma e sostanza d'una legale servitù, soltanto in Italia. Nello stesso modo il principio che metteva il servo fuori legge, principio che sta a base della schiavitù, fu dai Romani mantenuto con un'inesorabile severità e applicato in tutte le sue conseguenze; mentre presso i Greci si introdussero di buon'ora effettive mitigazioni di diritto, come quella di riconoscere il matrimonio degli schiavi per un fatto legale. Nella famiglia riposa la schiatta, cioè la comunanza dei discendenti dello stesso progenitore; e presso i Greci come presso gli Italici lo stato esce dalla razza. Ma se nel più rilassato sviluppo politico della Grecia il consorzio delle razze si mantenne sotto forma di potenti corporazioni di fronte allo stato anche molto innanzi ne' tempi storici, lo stato italico ci appare subito compiuto in quanto che le schiatte in suo confronto sono affatto neutralizzate ed esso rappresenta non già la comunanza delle schiatte, ma la comunanza dei cittadini. Al contrario nella Grecia l'individuo pervenne nei suoi rapporti colla schiatta molto prima e più compiutamente all'interna libertà ed al proprio svolgimento che non in Roma: la quale differenza si vede con grande chiarezza nello sviluppo affatto diverso dei nomi propri certo originariamente omogenei nei due popoli. Negli antichi nomi greci si incontra frequentissimo il nome della schiatta in forma d'aggettivo unito al nome dell'individuo, mentre invece i dotti romani si ricordavano ancora che i loro antichi non usavano originariamente se non un sol nome proprio, che divenne più tardi il prenome. Ma mentre nella Grecia sparisce presto il nome aggettivo della schiatta, esso diventa presso tutti gli Italici, e non solo presso i Romani, nome principale; cosicchè il vero nome dell'individuo, il prenome, si subordina a quello. E lo scarso numero dei nomi individuali italici e particolarmente romani, che va sempre più restringendosi, e la mancanza di significato di essi, nei confronti della ricca e poetica pienezza dei nomi propri greci, sembra mostrarci, quasi in uno specchio, come in Italia la nazione mirasse all'eguaglianza e in Grecia al libero svolgimento della personalità. Una comunanza di vita, in consorzi di famiglie governate da patriarchi, come la si può immaginare per il periodo greco-italico, non poteva certo continuare più tardi presso gli Italici e gli Elleni cresciuti a civiltà; ma essa doveva però già contenere gli elementi del diritto. «Le leggi del Re Italo», che avevano ancora forza ai tempi di Aristotele, valgono a provare le essenziali istituzioni comuni alle due nazioni. Esse devono aver contenuto norme di pace e di diritto, quelle relative alla milizia e al diritto di dichiarar la guerra, alla potestà dei padri di famiglia, al consesso degli anziani, e alle adunate dei liberi atti alle armi. Il giudizio (crimen, κρινείυ), la pena (poena, ποινή), il taglione (talio, ταλάω τλῆναι), sono concetti greco-italici. La severa legge sui debiti, secondo la quale il debitore garantisce prima di tutto col suo corpo la restituzione del ricevuto, è comune agli Italici e ad esempio agli Eracleoti tarentini. I principî fondamentali della costituzione romana, cioè a dire la potestà regale, il senato e l'assemblea popolare, autorizzata solo a sanzionare o a rigettare le proposte fatte dal re e dal senato, non si trovano in nessun documento più chiaramente espresse che nella relazione d'Aristotele sull'antica costituzione di Creta. E ad ambedue le nazioni sono pure comuni i principî dei consorzi di stato e persino delle unioni di varie stirpi indipendenti (Simmachia, Synoikismos). Questa comunanza nelle idee fondamentali della civiltà ellenica e italica merita tanto maggiore importanza in quanto non si estende anche alle altre razze indo-germaniche; come, ad esempio, l'organizzazione comunale tedesca non deriva dal regno elettivo, a differenza di quella dei Greci e degli Italici. Ma di quanto si differenziassero le civiltà d'Italia e di Grecia, benchè venute dall'istesso ceppo, e come il successivo svolgimento politico dell'una e dell'altra assumesse un carattere proprio e speciale ad ognuna[8], lo dimostrerà l'ulteriore sviluppo di questa narrazione.