15. Silla approda in Italia.
Nella primavera del 671 = 83 Silla approdò con le sue legioni nel porto di Brindisi.
Il senato a tale annunzio dichiarò la patria in pericolo e conferì poteri illimitati ai consoli, che da uomini inetti non presero nessuna misura, cosicchè sebbene preveduto da anni, tale sbarco riuscì tuttavia una sorpresa.
L'esercito si trovava ancora presso Rimini, i porti di mare erano sguarniti, e, cosa incredibile, su tutto il litorale del sud-est non vi era un sol uomo sotto le armi.
Le conseguenze non tardarono a mostrarsi. La stessa Brindisi, importante comune di neo cittadini, aprì subito e senza far resistenza le porte al generale oligarchico, e l'esempio dato fu seguito da tutta la Messapia e l'Apulia.
L'esercito transitò per questi paesi come se fossero paesi amici, e memore del suo giuramento, osservò dappertutto la più severa disciplina.
Da ogni parte i resti sparpagliati del partito degli ottimati affluivano nel campo di Silla.
Quinto Metello dalle gole delle montagne liguri, ove aveva riparato reduce dall'Africa, venne e riprese come collega di Silla il comando proconsolare a lui conferito l'anno 667 = 87 e toltogli dalla rivoluzione; e così venne dall'Africa Marco Crasso con una piccola schiera d'armati.
La maggior parte degli ottimati, ricchi emigrati, giunsero con grandi pretese e con poca voglia di combattere, cosicchè ebbero ad udire amare parole da Silla stesso, il quale diceva che quei nobili signori volevano lasciarsi salvare per la salute dello stato, ma che si rifiutavano persino di armare i loro schiavi.
Più importante era il fatto che già cominciavano a presentarsi disertori del campo democratico, così il colto e distinto Lucio Filippo, l'unico consolare, che si fosse impacciato col governo rivoluzionario e che ne avesse accettato impieghi, fu accolto da Silla con ogni cortesia e gli fu affidato l'onorevole e facile incarico di occupare per lui la provincia della Sardegna.
E così furono accolti e subito impiegati Quinto Lucrezio Ofella ed altri distinti ufficiali; persino Publio Cetego, uno dei senatori messi al bando da Silla dopo la sedizione di Sulpicio, ottenne il perdono e un posto nell'esercito.