26. Conseguenze della sconfitta.
Cesare non aveva soltanto sofferto le più sensibili perdite e perduto d'un tratto i suoi trinceramenti, frutto di un lavoro di quattro mesi, ma era ritornato proprio al medesimo punto dal quale era partito. Egli si trovava più che mai ridotto al nulla sul mare, dacchè Gneo, figlio maggiore di Pompeo, con un ardito colpo di mano, aveva in parte incendiato, in parte tratto seco le sue poche navi da guerra che stavano ancorate nel porto di Orico, e dopo breve tempo lo stesso Gneo aveva incendiate anche le navi da trasporto riunite a Lissa, facendo così perdere a Cesare ogni speranza di far venire per la via di mare ulteriori rinforzi da Brindisi.
La numerosa cavalleria di Pompeo, ora libera, si sparse nei dintorni minacciando di ridurre Cesare all'assoluta impossibilità di provvedere all'ulteriore mantenimento del suo esercito. La temeraria impresa di Cesare di prendere l'offensiva senza avere a sua disposizione un naviglio contro un nemico padrone del mare e appoggiato da una flotta, era riuscita completamente male.
Egli si era trovato sino allora nel teatro della guerra di fronte ad un'imprendibile posizione e non gli era stato possibile di portare un colpo decisivo nè contro l'esercito nemico nè contro Durazzo; e ora dipendeva per contro assolutamente da Pompeo di passare nelle più favorevoli condizioni dalla difensiva all'offensiva contro il suo avversario ridotto ormai a mal partito causa la mancanza di mezzi di sussistenza.
La guerra era al suo apogeo. Pompeo aveva fino allora, secondo tutte le apparenze, fatto la guerra senza un piano proprio e misurata la sua difesa secondo ogni singolo attacco; e questo contegno non meritava biasimo, poichè il tirare in lungo con la guerra gli lasciava il tempo utile per addestrare le sue reclute, e per raccogliere le sue riserve e sviluppare sempre più completamente la preponderanza della sua flotta nell'Adriatico.
Le sconfitte di Durazzo non ebbero a dir vero quella conseguenza che Pompeo non senza ragione sperava: la grande energia soldatesca dei veterani di Cesare impedì che l'esercito fosse ridotto dalla fame e dalle sommosse alla dissoluzione, ma Cesare era battuto non soltanto tatticamente, ma anche strategicamente e sembrava non poter durare nell'attuale sua posizione, nè poterla convenientemente cambiare.