7. Palcoscenico.
Finalmente, per ciò che riguarda lo sviluppo delle rappresentazioni teatrali, noi non siamo in grado di esporre con le necessarie particolarità ciò che in generale risulta chiaramente, che cioè l'interesse comune per gli spettacoli teatrali andava prendendo sempre maggiori proporzioni e ch'essi si facevano sempre più frequenti e sempre più magnifici.
Ormai non solo non si dava più in Roma una festa popolare ordinaria o straordinaria senza uno spettacolo teatrale, ma anche nelle città di provincia e persino nelle case private si davano rappresentazioni con comici prezzolati.
Veramente la capitale mancava ancora d'un teatro in muratura, mentre è probabile che parecchie città provinciali ne avessero fin da quel tempo, e la costruzione d'un simile teatro, che era stata ordinata sin dal 599 = 155, fu di nuovo proibita dal senato su proposta di Publio Scipione Nasica.
Era nella politica ipocrita di quel tempo che, per rispetto ai costumi degli antenati, s'impedisse la costruzione d'un teatro stabile, mentre si promovevano spettacoli teatrali spendendo per essi ogni anno somme ingenti per la costruzione e decorazione dei palchi di legno.
Gli addobbi teatrali andavano visibilmente aumentando. Col miglioramento dello scenario e con l'introduzione delle maschere, avvenuta ai tempi di Terenzio, si connette certamente il fatto, che le spese dell'arredamento e della manutenzione dell'apparato scenico fossero caricate nel 580 = 174 al tesoro dello stato[14].
Gli spettacoli dati da Lucio Mummio dopo la presa di Corinto (609 = 145), fecero epoca nella storia teatrale. È probabile che solo allora sia stato costruito un teatro acustico, come si praticava in Grecia, munito di sedili, e che in generale si avesse maggior cura per gli spettacoli[15].
D'allora si parlò spesso anche di distribuzione di premi di onore, quindi di concorrenza tra le diverse produzioni, d'interesse del pubblico in favore e contro i principali attori e della claque teatrale.
S'introdussero miglioramenti nelle decorazioni e nel macchinario; le quinte artisticamente dipinte e l'imitazione del tuono datavano dal tempo dell'edilità di Caio Claudio Pulcher del 645 = 109[16]. Trent'anni dopo (675 = 79) essendo edili i fratelli Lucio e Marco Lucullo, fu introdotta la trasformazione delle decorazioni rivoltando le quinte. Al finire di quest'epoca appartiene il più distinto attore, il liberto Quinto Roscio (morto in gravissima età nel 692 = 62), che fu per molte generazioni l'ornamento e l'orgoglio del teatro romano[17], l'amico di Silla e il suo gradito commensale quotidiano, sul quale torneremo più tardi.