6. Annibale sulle coste orientali.
Ma Annibale vedeva più in là di Pirro. Egli non marciò sopra Roma e nemmeno contro Gneo Servilio, il quale da valente generale avrebbe anche saputo mantenere illeso il suo esercito, e, facendo assegnamento sulle fortezze lungo la via settentrionale, forse avrebbe tenuto testa al suo avversario.
Senonchè avvenne un'altra volta una cosa inaspettata. Lasciando la fortezza di Spoleto, dacchè non aveva potuto occuparla per sorpresa, Annibale prese la via dell'Umbria, devastò terribilmente il territorio piceno, tutto sparso di ville e cascine romane, e si fermò sulle sponde dell'Adriatico.
Tanto gli uomini quanto i cavalli del suo esercito si risentivano ancora delle fatiche sofferte nella campagna di primavera; quivi, adunque, fece una più lunga sosta per lasciar riposare il suo esercito nell'ameno paese durante la stagione propizia e per riorganizzare alla romana la fanteria libica, utilizzando a questo scopo il ricco bottino delle armi romane.
Da qui Annibale riprese la corrispondenza così lungamente interrotta colla sua patria, trasmettendo a Cartagine, per via di mare, le notizie delle sue vittorie.
Quando il suo esercito fu riposato ed esercitato nel maneggio delle nuove armi, Annibale levò il campo, e, seguendo la via lungo il litorale, si portò verso l'Italia meridionale.
Egli aveva calcolato giustamente nel decidere il cambiamento di metodo nella sua fanteria; la sorpresa poi degli avversari, che si aspettavano un attacco contro la capitale, gli lasciò almeno quattro settimane di tempo per realizzare, nel cuore del paese nemico e con un esercito relativamente tuttora scarso, l'audace esperimento di cambiare completamente il suo sistema militare, contrapponendo legioni africane alle invincibili legioni italiche.
Ma la sua speranza che la federazione italica cominciasse a disgregarsi non si realizzò. Meno che mai si poteva fare assegnamento sugli Etruschi, i quali avevano condotto le ultime guerre d'indipendenza precipuamente con mercenari galli. L'anima della federazione, segnatamente sotto l'aspetto militare, erano, oltre i comuni latini, quelli dei Sabelli, ed a ragione Annibale si era avvicinato a questi. Ma le città gli chiusero le porte una dopo l'altra; nemmeno un comune italico fece lega coi Cartaginesi.
Questo non era per Roma soltanto un gran vantaggio, era tutto per essa; nondimeno nella capitale ben si comprendeva quale imprudenza sarebbe stata mettere ad una tale prova la fedeltà degli alleati senza avere in campo un esercito romano.