18. Preparativi di guerra.
I risultati della prima campagna per Silla, furono la sottomissione dell'Apulia, del Piceno e della Campania, la dispersione di un esercito consolare, il blocco dell'altro.
I comuni italici, costretti dai loro oppressori a prendere ciascuno il suo partito, già in gran numero intavolavano trattative e si facevano garantire dal generale della oligarchia con formali trattati i diritti politici acquistati dal partito contrario; Silla nutriva fondata speranza, e ne faceva ostentatamente pompa, di abbattere il governo rivoluzionario nella prossima campagna e di entrare di nuovo in Roma.
Ma sembrava anche che la disperazione desse alla rivoluzione nuova forza. Furono eletti consoli due dei più fervidi suoi sostenitori, Carbone per la terza volta e Caio Mario figlio.
Non si badò che questo giovane, per essere ancora ventenne, non poteva legalmente coprire la carica di console, come non si badava a tanti altri punti della costituzione.
Quinto Sertorio, che in questa occasione, come in tante altre, esercitava una molesta censura, fu incaricato di recarsi in Etruria e di là nella Spagna citeriore per farvi nuovi arruolamenti.
Per ristorare il pubblico erario il senato fu costretto ad ordinare che si fondessero le suppellettili d'oro e d'argento dei templi. Come ne fosse ingente il ricavo, risulta da ciò, che, dopo una guerra di molti mesi, ne rimasero ancora disponibili circa 14.000 libbre d'oro e 6000 libbre d'argento. In quella considerevole parte d'Italia che, spontaneamente o costretta, teneva ancora per la rivoluzione, gli armamenti procedevano con ardore.
Dall'Etruria ove erano numerosi i comuni dei neo-cittadini e dalla val padana arrivavano numerose divisioni di recente formate. All'appello del figlio di Mario accorrevano a torme i veterani a schierarsi sotto le sue insegne.
Ma in nessun luogo i preparativi per combattere Silla si facevano più alacremente che nel Sannio insorto e in alcuni paesi della Lucania.
Non per devozione al governo rivoluzionario i suoi eserciti erano ingrossati da numerosi rinforzi provenienti da paesi oschi, ma perchè si comprendeva che una restaurazione oligarchica di Silla non avrebbe rispettato, come il rilasciato governo di Cinna, l'indipendenza provinciale di queste regioni allora esistente di fatto; e perciò nella lotta contro Silla si ridestò un'altra volta l'antica rivalità dei Sabelli contro i Latini.
Per il Sannio e per il Lazio era questa una guerra nazionale come lo erano state quelle del quinto secolo; non si contendeva più una somma più o meno grande di diritti politici, ma per soddisfare, distruggendo l'avversario, l'odio lungamente represso.
Non è quindi da meravigliare se questa parte della guerra assume un carattere diverso degli altri combattimenti, se non si fece nessun tentativo di accordo, se non si dette e non si accettò quartiere e se la persecuzione fu spinta all'estremo.
Ebbe così inizio la campagna del 672 = 82 con forze dalle due parti aumentate e con accresciuta passione. Anzitutto la rivoluzione tolse a se stessa ogni via di scampo: su proposta di Carbone i comizi romani misero al bando tutti i senatori che si trovavano nel campo di Silla. Questi tacque; forse avrà pensato che quelli annunciavano prima del tempo la loro sentenza.