20. I Romani e l'invasione germanica.
Quanto meno i Celti abbandonati a sè stessi potevano tener testa ai Germani, tanto a maggior ragione i Romani dovevano sorvegliare accuratamente gli intricati rapporti esistenti tra le due nazioni. Sebbene anche le convulsioni che ne nacquero non li avessero fino allora toccati direttamente, tuttavia i loro più importanti interessi risentivano dell'esito di esse.
Il contegno interno della nazione celtica, come facilmente si vede, si era in breve e durevolmente intrecciato con i suoi rapporti esteri. Come in Grecia il partito lacedemone si era unito colla Persia contro Atene, così i Romani, appena fatti i primi passi oltre le Alpi, avevano trovato un appoggio negli Edui rivali degli Alvergnati, i quali erano allora a capo dei Celti meridionali per l'egemonia, e coll'aiuto di questi nuovi «fratelli della nazione romana», essi assoggettarono non solo gli Allobrogi e una gran parte del territorio immediato degli Alvergnati, ma ottennero anche colla loro influenza nella Gallia rimasta libera, che l'egemonia passasse dagli Alvergnati agli Edui.
Che se i Greci vedevano minacciata la loro nazionalità solo da un lato, i Celti erano continuamente travagliati da due nemici, ed era naturale che cercassero aiuto presso l'uno per servirsene contro l'altro, e che, se un partito celtico si alleava coi Romani, i suoi avversari invece stringessero lega coi Germani.
Ciò interessava specialmente i Belgi, i quali per la vicinanza e i molti rapporti si trovavano ad essere in contatto coi Germani oltre Reno, e per la loro meno sviluppata civiltà si saranno trovati con gli stranieri svevi almeno altrettanto affini quanto coi più colti compatriotti allobrogi od elvetici.
Ma anche i Celti meridionali – presso i quali, come abbiam già detto, l'importante distretto dei Sequani (intorno a Besançon) era alla testa del partito avverso ai Romani – avevano tutte le ragioni di chiamare ora i Germani contro i Romani, dai quali essi erano più da vicino minacciati; il governo inerte del senato e gli indizi dell'imminente rivoluzione in Roma, che non erano rimasti ignoti ai Celti, li determinarono a cogliere appunto questo momento per liberarsi dall'influenza dei Romani ed umiliare anzitutto gli Edui clienti di questi.