10. La rivoluzione spagnola.
Sertorio, che vent'anni prima aveva servito nella Spagna sotto Tito Didio, e che conosceva le risorse del paese, decise di accettare l'invito e lasciato un piccolo distaccamento sulla costa della Mauritania, s'imbarcò per la Spagna (674 = 80).
Lo stretto che divide la Spagna dall'Africa era guardato da una squadra romana comandata da Cotta; non era possibile attraversarlo inosservato; Sertorio si aprì a forza un varco e giunse felicemente presso i Lusitani. Non furono più di 20 i comuni lusitani che si misero sotto i suoi ordini, ed anche dei «romani» egli non dispose di più che 2600 uomini, dei quali un buon numero erano disertori dell'esercito di Paccieco o africani armati alla romana.
Sertorio s'accorse che tutto dipendeva dall'associare alle indisciplinate schiere da guerriglia un buon nerbo di truppe romane ben organizzate e disciplinate; perciò rinforzò la schiera che aveva condotto seco levando 4000 fanti e 700 cavalieri, e con questa legione e con volontari spagnuoli andò ad affrontare i romani.
Comandava nella Spagna ulteriore Lucio Fufidio, che per l'assoluta sua devozione a Silla, sperimentata in occasione della proscrizioni, da sottufficiale era stato promosso al grado di pro-pretore; egli fu completamente battuto sulle rive del fiume Beti e 2000 Romani restarono sul campo di battaglia.
Si mandarono solleciti messi al governatore della vicina provincia dell'Ebro, Marco Domizio Calvino, invitandolo ad accorrere per porre un argine all'ulteriore avanzata dei sertoriani e poco dopo (675 = 79) giunse anche lo sperimentato generale Quinto Metello inviato da Silla per rilevare nella Spagna meridionale l'inetto Fufidio. Ma non si riuscì a domare l'insurrezione.
Nella provincia dell'Ebro, dal luogotenente di Sertorio, il questore Lucio Irtuleio, non solo fu distrutto l'esercito di Calvino, e questi stesso ucciso, ma dal valoroso generale fu anche completamente battuto Lucio Manlio, governatore della Gallia ulteriore, che aveva varcato i Pirenei con tre legioni per venire in aiuto al suo collega.
Con grande stento Manlio si salvò con pochi dei suoi in Ilerda (Lerida) e da qui nella sua provincia, nella qual ritirata egli perdette inoltre tutto il suo bagaglio per un attacco improvviso delle popolazioni dell'Aquitania.
Nella Spagna ulteriore Metello entrò nel territorio lusitano; ma Sertorio potè attirare in un'imboscata durante l'assedio di Longobriga (non lungi dalla foce del Tago), una divisione capitanata da Aquino e con ciò costringere lo stesso Metello a levare l'assedio e a sgombrare il territorio lusitano.
Sertorio lo insegui, battè sull'Anas (Guadiana) il corpo comandato da Torio e arrecò gravi danni allo stesso comandante supremo dei Romani con una guerra alla spicciolata. Metello, tattico, metodico e alquanto pesante, era messo alla disperazione da questo avversario che rifiutava costantemente una battaglia decisiva, e che gli tagliava i convogli e le comunicazioni e lo circondava da ogni parte.