24. Organizzazione delle province.
Spettava pure al comandante di ordinare le condizioni interne delle provincie di nuovo acquisto, e per quanto fosse possibile, di cancellare le traccie di una guerra distruttrice durata tredici anni.
L'organizzazione incominciata nell'Asia minore da Lucullo e dalla commissione che l'aveva accompagnato, ed in Creta da Metello, ebbe il finale suo compimento nell'opera di Pompeo. Il territorio, che fino a quell'epoca era stato la provincia d'Asia e comprendeva la Misia, la Lidia, la Frigia, la Caria e la Licia, si trasformò da provincia confinaria, qual'era, in provincia mediana; furono organizzate le nuove province di Bitinia e del Ponto, formate con tutto l'antico regno di Nicomede e con la metà occidentale dello stato pontico sino all'Ali e oltre lo stesso.
La provincia della Cilicia, che esisteva già da tempo, ma che ora soltanto fu ampliata e organizzata conformemente al suo nome, comprendeva anche la Pamfilia e l'Isauria, la provincia della Siria e quella di Creta. Nondimeno questa massa di paesi non si poteva assolutamente considerare ancora come un possedimento territoriale dei Romani nel senso odierno della parola.
La forma e l'ordinamento del governo rimasero fondamentalmente quello che erano; soltanto che al posto dei monarchi esistiti fino allora si pose la repubblica romana. Quelle province asiatiche continuarono ad essere composte di una screziata mescolanza di possedimenti demaniali, di territori urbani autonomi di fatto e di diritto, di signorie e di stati principeschi e sacerdotali, i quali erano tutti più o meno indipendenti nell'interna loro amministrazione; nel rimanente poi, come prima dipendevano dal gran re e dai suoi satrapi, così, ora in più miti, ora in più severe forme, erano dipendenti dal governo romano e dai suoi proconsoli.
Fra i dinasti vassalli teneva il primo posto, se non altro pel suo rango, il re della Cappadocia, il cui territorio era stato esteso da Lucullo infeudandogli la provincia di Melitene (sangiaccato di Malatia) sino all'Eufrate. Pompeo gli concesse inoltre ai confini occidentali alcuni distretti staccati dalla Cilicia da Castabala sino a Derbe presso Iconio, ed ai confini orientali la provincia di Soffene sulla sponda sinistra dell'Eufrate di contro a Melitene e già destinata al principe armeno Tigrane, per cui il più importante passaggio dell'Eufrate fu ridotto intieramente in potere di questo principe.
La piccola provincia di Commagene posta tra la Siria e la Cappadocia, colla capitale Samosata (Samsat), rimase come un regno vassallo al già nominato seleucide Antioco[7] cui furono anche assegnati l'importante fortezza di Seleucia (presso Biradjik), dominante il passaggio più meridionale dell'Eufrate e i più prossimi tratti del paese sulla sponda sinistra del detto fiume, e con ciò fu provveduto affinchè i due principali passaggi dell'Eufrate con un corrispondente territorio sulla riva orientale rimanessero in potere di due dinasti interamente indipendenti da Roma.
Accanto al re della Cappadocia e di Commagene, e superiore in forze ad entrambi, dominava nell'Asia minore il nuovo re Deiotaro.
Deiotaro, uno dei tetrarchi della tribù celtica dei Tolistobogi, sita presso Pesinunte, invitato da Lucullo e da Pompeo insieme agli altri piccoli clienti a prestare il suo contingente, aveva mostrato in queste campagne, in confronto a tutti gli altri fiacchi orientali, così splendidamente la sua fede e la sua operosità, che i generali romani credettero di concedergli, in aggiunta alla ereditata Galazia e ai suoi possedimenti nella ricca provincia tra Amiso e la foce dell'Ali, anche la metà orientale del già regno pontico colle città marittime di Farnacia e Trebisonda, nonchè l'Armenia pontica sino al confine della Colchide, e della grande Armenia col nome di regno della piccola Armenia. Poco dopo egli accrebbe il suo territorio già ragguardevole coll'annessione della provincia dei Trocmeri celtici, dei quali cacciò i tetrarchi. Il meschino vassallo divenne così uno dei più potenti sovrani dell'Asia minore, cui si potè affidare la guardia di un'importante parte dei confini del regno.