14. Moderazione di Silla.
Ma per quanto formidabile fosse questa schiera compatta al paragone delle masse nemiche, Silla non s'illudeva di poter vincere l'Italia con cinque legioni, quando essa si tenesse strettamente unita in una risoluta resistenza.
Avrebbe potuto facilmente farla finita col partito popolare e coi suoi inetti autocrati; ma unita a questo partito gli stava dinanzi l'intera massa di quelli che avversavano una restaurazione del terrorismo oligarchico, specialmente tutta la nuova borghesia, quelli che obbedendo alla legge giulia si erano astenuti dall'insurrezione, come quelli la cui sollevazione aveva pochi anni prima spinto Roma sull'orlo del precipizio.
Silla comprendendo bene con la sua perspicacia lo stato delle cose, non si lasciò guidare nè dalla cieca collera, nè dalla ostinazione inflessibile che caratterizzavano la maggioranza del suo partito.
Mentre la patria versava in gravissimo pericolo, mentre si sgozzavano i suoi amici, se ne demolivano le case, si condannava all'esilio la sua famiglia, egli era rimasto impavido al suo posto finchè il nemico del suo paese non fu vinto e il confine romano assicurato.
Collo stesso sentimento di patriottica moderazione e colla stessa perspicacia, considerando anche adesso le condizioni di Italia, si adoperò con tutte le forze per tranquillizzare i moderati e i neo-cittadini, per impedire che sotto il nome di guerra civile divampasse di nuovo la guerra, molto più pericolosa, tra gli originari romani e i confederati italici.
Già con la prima nota diretta al senato, Silla non aveva chiesto altro se non quanto volevano il diritto e la giustizia, respingendo francamente un governo di terrore; con essa egli prometteva ora a coloro che si separavano dal governo rivoluzionario grazia assoluta, e indusse i suoi soldati a uno a uno a giurare ch'essi tratterebbero tutti gli Italici indistintamente quale amici e confratelli.
Le più formali dichiarazioni garantirono ai neo-cittadini i diritti politici da essi acquistati, così che Carbone esigeva per questo ostaggi da ogni comune urbano italico, ma tale misura andò fallita per la generale indignazione e pel rifiuto del senato. Ciò che rendeva ancor più difficile la situazione di Silla era veramente il fatto che, per la mala fede dominante, i neo-cittadini avevano tutte le ragioni per dubitare, se non delle sue personali intenzioni, della possibilità di indurre i suoi partigiani a mantenere la parola anche dopo la vittoria.