8 Relazioni degli Italici occidentali coi Greci.
Non si potrebbe del resto dubitare che la costa occidentale d'Italia sia stata negli antichi tempi frequentata dagli Elleni anche a settentrione del Vesuvio, e che siano esistite delle fattorie elleniche nelle isole e nei promontori. La più antica prova di simili relazioni nautiche la troviamo nei particolari della leggenda d'Odisseo in quella parte che riguarda le coste del mar Tirreno[10]. Se si credette di riconoscere le isole d'Eolo nelle Lipari, l'isola di Calipso nel promontorio Lacinio, nel Miseno l'isola delle Sirene, nel Circeo l'isola di Circe, se si ravvisò nello scosceso territorio di Terracina l'assurgente tomba di Elpenore, se si pensò di trovare presso Gaeta e Formia il regno dei Lestrigoni, se si credette che i due figli di Ulisse e di Circe, Agrio, che vuol dir selvaggio, e Latino, dominassero sui Tirreni «nel più interno angolo delle sacre isole» o se altri venuto più tardi immaginò che Latino fosse figlio di Ulisse e di Circe, Ausonio figlio di Ulisse e di Calipso, codeste sono antiche fantasie di navigatori jonii, che sul mar Tirreno pensavano alla loro cara patria[11]. Quella medesima fresca vivezza di sentimento che brilla nel grande poema jonico intorno ai viaggi d'Ulisse, si rivela di nuovo nella immaginosa localizzazione della medesima leggenda poetica sul lido di Cuma, e in tutta la regione marittima praticata da navicellai cumani. Altri indizi di queste antichissime corse ci offrono i nomi greci delle isole, come Aethalia (Iva, Elba), la quale con Aenaria (Ischia) appartiene ai luoghi che furono i primi occupati dai Greci, e forse anche il porto di Telamone nell'Etruria; inoltre sulla spiaggia di Cere i due luoghi Pyrgi (presso S. Severa) e Alsion (presso Palo), ove non solo i nomi provano incontestabilmente l'origine greca, ma lo prova anche l'architettura nazionale delle mura di Pyrgi sì essenzialmente diversa dalla ceritica ed in generale dall'etrusca. L'isola d'Elba (Aethalia) detta «l'isola del fuoco» colle sue ricche miniere di rame e particolarmente di ferro, deve aver avuto la pare principale in questo commercio, e la colonia straniera deve avere stabilito nella stessa il punto centrale del suo traffico cogli indigeni, tanto più che la fusione dei metalli non poteva farsi su quella piccola isola, povera di foreste, senza commercio colla terra ferma.
I Greci avevano forse conoscenza anche della miniera d'argento di Populonia, posta sul promontorio che fronteggia l'isola d'Elba. Se gli stranieri, seguendo gli usi di quei tempi, associavano ai traffici marittimi la pirateria, e quando l'occasione si presentava il saccheggio e la riduzione in schiavitù degli indigeni, questi alla loro volta usavano del diritto di rappresaglia; e che Latini e i Tirreni l'abbiano fatto con maggiore energia e con miglior fortuna che non i loro vicini dell'Italia meridionale, ne abbiamo la prova non solo nelle stesse leggende joniche, ma innanzi tutto nel successo che ebbero. In questi paesi riuscì agli Italici di difendersi dagli stranieri e non solo rimanere in possesso delle proprie città commerciali e dei propri porti, ma anche di rimaner padroni del loro mare.
Quella stessa invasione ellenica che oppresse ed ellenizzò le tribù dell'Italia meridionale, ha avviato i popoli dell'Italia centrale alle arti del navigare e del fondare città; e i Greci furono in ciò, loro malgrado, maestri di coloro dei quali avrebbero voluto essere padroni. Gli Italici devono allora aver cambiato la zattera e il canotto colla galera a remi dei Fenici e dei Greci. Qui soltanto s'incontrano grandi città commerciali, e prima di tutte Cere nell'Etruria meridionale, e Roma sulle rive del Tevere, le quali per il loro nome italico e per la loro posizione a qualche distanza dal mare, come Spina e Adria alla foce del Po, città commerciali d'egual natura, e più a mezzodì Arimino, non mostrano alcun carattere greco, ma sono fondazioni italiche.
Come facilmente si può immaginare, noi non siamo in grado di esporre il processo storico di questa antichissima reazione della nazionalità italica contro l'invasione straniera; ma nondimeno si può stabilire un fatto, che fu poi della massima importanza pel successivo sviluppo d'Italia, ed è che questa reazione prese nel Lazio e nell'Etruria meridionale una via diversa di quella che seguirono i paesi etruschi propriamente detti e gli adiacenti.