42. Vittoria della monarchia.
La lotta che Pompeo ed i repubblicani avevano intrapreso contro la monarchia di Cesare, dopo essersi protratta per quattro anni, ebbe dunque fine con la completa vittoria del nuovo monarca.
È meglio convenire che la monarchia non ebbe la sua origine sui campi di battaglia di Farsalo e di Tapso; essa può datare la sua esistenza dal momento in cui Pompeo e Cesare, insieme uniti, ebbero fondata la signoria riunita e rovesciata la costituzione aristocratica sino allora vigente. Furono però i battesimi del sangue del 9 agosto 706 = 48 e del 6 aprile 708 = 46 quelli che tolsero di mezzo la signoria riunita, contraria alla natura della monarchia, e che gettarono le valide fondamenta della nuova monarchia riconosciuta.
Potevano succedere insurrezioni per opera di pretendenti e congiure in senso repubblicano, e potevano avvenire nuove scosse e persino nuove rivoluzioni e restaurazioni; ma l'esistenza continuata della repubblica durata cinque secoli era in rotta e in tutta l'estensione del grande stato romano era fondata la monarchia colla legittimità del fatto compiuto.
La lotta costituzionale era finita; e che fosse finita lo provò Marco Catone quando in Utica si trafisse col proprio brando. Egli era stato per molti anni nel conflitto della repubblica legittima il suo campione contro i nemici di essa: aveva continuato ad esserlo molto tempo dopo che in lui era spenta ogni speranza di vincere, ma ora la lotta stessa era divenuta impossibile; la repubblica fondata da Marco Bruto era morta e non doveva mai più essere richiamata in vita; e che cosa avevano più da fare in questa terra i repubblicani? Il tesoro era stato rubato, la sentinella non aveva più alcun compito; chi la poteva sgridare se se ne andava a casa sua? Vi ha più nobiltà e anzitutto più senso nella morte di Catone di quello che fosse in tutta la sua vita.
Catone non era affatto un grand'uomo; ma nonostante quel poco accorgimento, quella bizzarria, quell'arida stanchevolezza e quelle frasi male applicate, che lo caratterizzarono pel suo tempo e per tutti i tempi come l'ideale dello spensierato repubblicanesimo, ed il beniamino di tutti coloro che simpatizzavano con lui, egli era però il solo che rappresentasse con onestà e con coraggio il grande sistema della sua agonia.
Catone ha avuto una parte storica molto più importante che non i molti altri uomini a lui superiori, poichè di fronte alla semplice verità la più scaltra menzogna non regge, e poichè ogni grandezza e splendore della natura umana si appoggia infine sull'onestà e non sullo spirito. La circostanza che egli fu uno stolto accresce il tragico significato della sua morte; appunto perchè don Chisciotte è uno stolto egli è una figura tragica.
È desolante che su quel teatro sul quale hanno vissuto e agito tanti grandi ed assennati uomini, fosse destinato soltanto un pazzo a fare l'epilogo. E non è neanche morto invano. La sua morte fu una terribile protesta della repubblica contro la monarchia, mentre l'ultimo dei repubblicani se ne andò quando comparve il primo monarca; protesta che lacerò come una ragnatela quella cosiddetta costituzionalità, colla quale Cesare vestiva la sua monarchia e prostituiva con tutta la simulata mendacità lo Schiboleth[11] della conciliazione di tutti i partiti, sotto la cui egida crebbe la monarchia.
L'inesorabile guerra che il fantasma della legittima repubblica ha fatto per secoli da Cassio e da Bruto sino a Trasea e a Tacito, e ancora più lungamente, alla monarchia di Cesare, questa guerra di complotti e di letteratura è l'eredità che Catone, morendo, lasciò al suo nemico.
Questa opposizione repubblicana assunse da Catone il suo contegno nobile, rettorico ma trascendentale, severo ma arrogante, senza speranza e fedele fino alla morte, e appena morto l'uomo, che in vita fu non di rado il suo soggetto di scherno e di scandalo, cominciò a venerarlo come un santo.
Ma il più grande di tutti gli omaggi fu quello che Cesare involontariamente gli rendeva: mentre egli trattava con sprezzante benignità tutti i suoi nemici, pompeiani o repubblicani, faceva soltanto per Catone un'eccezione col perseguitarlo persino oltre la tomba con quell'odio accanito che sogliono nutrire gli uomini di stato pratici per quegli avversari, che loro si oppongono sul campo ideale, per essi altrettanto pericoloso quanto inarrivabile.