7. Contro i singoli comuni.
Ma a tale condiscendenza di principî andava unito il più inumano tribunale, composto di commissari speciali, sussidiato dalle guarnigioni sparse in tutta la penisola ed istituito per giudicare i singoli comuni in tutte le province d'Italia.
Alcune città furono premiate, come per esempio il primo comune che abbracciò le parti di Silla, la città di Brindisi, la quale ottenne l'esenzione dai dazi, tanto importante per il suo porto; parecchie invece furono punite.
Alle meno colpevoli furono imposte multe pecuniarie, altre furono obbligate a distruggere le mura e le rocche; ai comuni a lui ostinatamente avversi il reggente confiscò una parte delle loro terre e persino l'intero territorio; ed erano di ciò legalmente meritevoli, tanto considerati come cittadini che avevano portato le armi contro la loro patria, quanto come comuni federali, che contro il trattato di pace perpetua avevano mosso guerra a Roma.
In quest'ultimo caso veniva nello stesso tempo tolto il diritto di cittadinanza municipale e romana a tutti i cittadini a cui erano stati tolti i beni, ma solo a questi, cui si concedeva in cambio il poco invidiabile diritto latino[6].
Si cercava così di togliere all'opposizione una forza nei comuni italici vassalli, che godevano di minori diritti; gli espropriati senza stabile dimora dovettero ben presto confondersi nella moltitudine dei proletari.
Nella Campania, non solo, come ben si comprende, fu abolita la colonia democratica di Capua e restituite le terre demaniali allo stato, ma ancora, e probabilmente intorno a quel tempo, fu staccata dal comune di Napoli l'isola d'Enaria (Ischia).
Nel Lazio l'intero territorio della grande e doviziosa città di Preneste e forse anche quello di Norba fu confiscato, come nell'Umbria quello di Spoleto.
Nel paese dei Peligni, Sulmo (Sulmona), fu persino rasa al suolo.
Ma più che in ogni altro luogo la ferrea mano del reggente pesò sulle due province dell'Etruria e del Sannio, come quelle che avevano opposto la maggior resistenza e l'avevano continuata anche dopo lo scontro a porta Collina.
Nell'Etruria fu confiscata ogni cosa a un buon numero dei più ragguardevoli comuni, come Firenze, Fiesole, Arezzo, Volterra.
Della sorte toccata al Sannio abbiamo già parlato: il territorio non fu confiscato, ma ridotto a perpetuo deserto; le sue fiorenti città, persino l'antica colonia latina d'Isernia, furono distrutte, e il paese uguagliato a quelli del Bruzio e della Lucania.