11. Esercizi rettorici.
Lo stesso avvenne colla formazione dell'arte oratoria latina. La nobile gioventù romana, che già nei suoi primi anni era incitata a recitare in pubblico panegirici e difese giudiziarie, non avrà mai avuto mancanza di esercizi rettorici; però solo in quest'epoca, e in conseguenza della nuova coltura esclusiva, prese forma una vera arte rettorica.
Come il primo giureconsulto romano che trattasse lingua e materia secondo le regole dell'arte, viene indicato in Marco Lepido Porcina (console 617 = 137) i due celebri, avvocati del tempo di Mario, il valoroso e spiritoso Marc'Antonio (611-667 = 143-87) e l'accorto Crasso (614-663 = 140-91) erano già oratori per eccellenza.
Gli esperimenti fatti dai giovani nell'eloquenza andavano naturalmente acquistando sempre più in estensione ed importanza, ma essi rimanevano però, appunto come negli esercizi latini letterarii, essenzialmente limitati, in modo che il principiante seguiva il maestro dell'arte e si formava sul suo esempio e sulla sua cultura.
Un insegnamento formale tanto nella letteratura quanto nell'arte oratoria latina, fu dato dapprima verso l'anno 650 = 104, da Lucio Elio Preconino da Lanuvio, detto «Stilone» – l'uomo dallo stilo – distinto cavaliere romano e di principî strettamente conservatori, che in mezzo ad uno scelto gruppo di giovani – fra i quali Varrone e Cicerone – leggeva le opere di Plauto ed altre simili e così ripassava schemi di discorsi o si prestava con simili lavori ad aiutare i suoi amici.
Questo era un insegnamento, ma Stilone non era un maestro di scuola di professione, ma insegnava letteratura e rettorica come a Roma s'insegnava la giurisprudenza, come fa un vecchio amico dei giovani studiosi e non come un uomo prezzolato e posto a disposizione di tutti.