19. Sbarco di Silla in Grecia.
La situazione dell'impero romano incominciava a diventare seria.
L'Asia minore e l'Ellade erano interamente in mano dei nemici; la Macedonia lo era in gran parte; sul mare dominava senza rivali la bandiera pontica. Si aggiunga a questo l'insurrezione, la quale, benchè abbattuta in complesso, pure in molti territori d'Italia dominava ancora incontestata; la rivoluzione che appena calmata minacciava ad ogni momento di divampare di nuovo e più terribile; infine la spaventevole crisi commerciale e finanziaria provocata dalle irrequietezze interne e dalle enormi perdite dei capitalisti asiatici, e finalmente la mancanza di truppe fidate.
Il governo avrebbe avuto bisogno di tre eserciti per domare la rivoluzione in Roma, per soffocare interamente l'insurrezione in Italia e per fare la guerra in Asia, ma non ne aveva che uno solo, quello di Silla, poichè l'esercito settentrionale sotto il comando dell'incerto Gneo Strabone non era altro che un imbarazzo di più.
La scelta fra quei tre problemi dipendeva da Silla; egli si decise, come vedemmo, per la guerra asiatica.
Non era poco, anzi si può forse dire che fu una grande azione patriottica il fatto che in questo conflitto fra l'interesse nazionale e quello particolare del partito fu il primo ad avere il sopravvento e che Silla, nonostante i pericoli che traeva con sè il suo allontanamento dall'Italia per la costituzione ed il suo partito, pure nella primavera del 667 = 87 approdasse sulla costa di Epiro.
Ma egli non vi giunse come solevano mostrarsi in oriente i supremi generali romani. Che il suo esercito di cinque legioni, o al più di 30.000 uomini, fosse meno forte che un comune esercito consolare, ciò era il meno. Altre volte nelle guerre d'oriente non era mai mancata una flotta romana, la quale aveva anzi senza eccezione dominato il mare; Silla invece, mandato per conquistare due continenti e le isole dell'Egeo, giunse senza nemmeno una nave da guerra.
Altre volte il generale aveva portato seco una cassa ben fornita ed aveva tratto dalla patria per via di mare la maggior parte delle cose a lui necessarie; Silla veniva a mani vuote – poichè le somme liquidate con stento per la campagna del 666 = 88 erano state consumate in Italia – ed era quindi costretto alle requisizioni.
Altre volte il generale aveva trovato nel campo nemico il suo unico avversario, e di fronte al nemico della patria tutte le fazioni politiche senza eccezione, dopo la fine delle lotte fra le classi, s'erano compattamente riunite; ora sotto le insegne di Mitridate combattevano uomini romani di gran nome; grandi territori d'Italia bramavano di unirsi in lega con lui ed era per lo meno dubbio se il partito democratico avrebbe seguito il glorioso esempio che Silla gli aveva dato e se avesse fatto tregua con lui finchè egli combatteva contro il re asiatico.
Là il pronto generale, che aveva da lottare con tutti questi imbarazzi, non era abituato, di fronte all'esecuzione del problema più prossimo ad occuparsi dei pericoli più lontani. Poichè le proposte di pace da lui dirette al re, le quali in sostanza miravano alla restaurazione delle cose come erano prima della guerra, non furono accolte, egli appena approdato penetrò dai porti d'Epiro fino alla Beozia, battè qui sul monte Tilfossico i generali nemici, Archelao e Aristione, e dopo questa vittoria si impossessò quasi senza resistenza di tutto il continente greco ad eccezione della fortezza di Atene e del Pireo, dove si erano gettati Aristione ed Archelao e che non gli riuscì di prendere con un colpo di mano.