10. Ripresa della Congiura.
La congiura si arrestò un momento. Si fecero le elezioni pel 690 = 64 senza che Crasso e Cesare rinnovassero il loro tentativo di impossessarsi del consolato; al che contribuì certamente la circostanza che si presentò candidato pel consolato Lucio Cesare, parente del capo della democrazia, uomo debole e spesso adoperato come strumento da Caio Cesare.
Intanto le relazioni sull'andamento delle cose in Asia spingevano ad una soluzione. Gli affari dell'Asia minore e dell'Armenia erano già perfettamente ordinati. Per quanto i generali democratici dimostrassero chiaramente che la guerra mitridatica non poteva considerarsi finita che colla presa dei re e che urgesse per conseguenza di iniziare la caccia del medesimo sulle rive del Mar Nero, anzitutto poi di tenersi lontani dalla Siria, Pompeo, non curando questo cicaleccio, era partito la primavera del 690 = 64 dall'Armenia recandosi nella Siria.
Se i democratici avevano effettivamente scelto l'Egitto per quartier generale, non dovevano perder tempo, poichè poteva facilmente accadere che Pompeo vi arrivasse prima di Cesare.
La congiura del 688 = 66, non spenta affatto dalle fiacche e titubanti misure repressive, si risvegliò all'approssimarsi dell'epoca delle elezioni consolari pel 691 = 63. I personaggi erano probabilmente in sostanza gli stessi, e anche il piano non aveva subìto notevoli cambiamenti.
I capi del movimento si tennero anche questa volta in disparte. Essi avevano proposto come candidati pel consolato lo stesso Catilina e Caio Antonio, il figlio minore dell'oratore fratello del generale di cattiva fama per gli affari di Creta.
Si era certi di Catilina. Antonio, in origine seguace di Silla come lo era stato Catilina e come questi, per tale motivo, dal partito democratico condotto dinanzi ai tribunali e cacciato dal senato, era del resto un uomo snervato, insignificante, assolutamente inetto ad essere capo d'un partito e completamente rovinato finanziariamente: si era offerto come strumento ai democratici a prezzo del consolato e dei vantaggi che vi erano annessi.
I capi della congiura intendevano con l'aiuto di questi consoli d'impossessarsi del governo, di assicurarsi dei figli di Pompeo, rimasti nella capitale, tenendoli come ostaggi, e di armare l'Italia e le province contro Pompeo.
Alla prima notizia del colpo riuscito nella capitale il luogotenente Gneo Pisone doveva inalberare il vessillo dell'insurrezione nella Spagna citeriore. Non era possibile mantenere con lui le comunicazioni per la via del mare, poichè vi dominava la flotta di Pompeo; si faceva quindi assegnamento sui transpadani, antichi clienti della democrazia, fra i quali era un grave fermento, e che avrebbero naturalmente ottenuto subito il diritto di cittadinanza; si calcolava inoltre su parecchie altre tribù celtiche[4].
Le fila di questa congiura si estendevano sino nella Mauritania. Uno dei congiurati, il commerciante romano Publio Sitto da Nocera, costretto a lasciare l'Italia in seguito ad imbrogli finanziari, aveva armato nella Mauritania e in Spagna una schiera di disperati, e a capo di essa andava girando nell'Africa occidentale, ove aveva antiche relazioni commerciali.