25.Preistoria.
La tradizione, che era accettata in paese, condusse con un filo, debole ma continuo, attraverso i tempi dei re sino all'istituzione della repubblica; ma qui la fonte della leggenda s'inaridiva affatto e non solo era difficile, ma assolutamente impossibile formare colle liste dei magistrati e colle scarse notizie che vi andavano unite una narrazione connessa e leggibile.
Ciò fu sentito maggiormente dai poeti. È per questa ragione che Nevio, come pare, dai tempi dei re sarebbe d'un salto venuto a narrare la guerra per la Sicilia; e Ennio, il quale nel terzo dei suoi diciotto libri descrive ancora il tempo dei re, nel sesto è già alla guerra con Pirro; e però deve tutto al più aver trattato i due primi secoli della repubblica colla massima compendiosità.
Noi ignoriamo come si aiutassero gli annalisti che scrivevano in lingua greca. Catone ne uscì con un suo particolare ripiego. Anch'egli, come si sa per sua confessione, non si sentiva alcuna voglia di «raccontare ciò che il sommo sacerdote faceva servire alla sua mensa nella propria casa, nè quante volte era aumentato il prezzo del frumento; nè quando erano avvenuti eclissi solari e lunari»; e perciò egli consacrò il secondo e il terzo libro della sua opera storica a narrare le origini degli altri comuni italici e come essi fossero entrati nella federazione romana.
Così egli ci liberò dalle strettoie della cronaca che, dopo la registrazione dei supremi magistrati temporanei, riportava anno per anno gli avvenimenti; occorre osservare che Catone, nella sua opera, raccontava gli avvenimenti per «paragrafi».
L'importanza data agli altri comuni italici, cosa che ci pare strano trovare in un'opera romana, ci viene spiegata in parte dalla posizione politica dell'autore, che inclinava a sostenere l'Italia municipale nella sua opposizione contro il gran movimento della sua capitale, in parte dall'osservare che con questo sistema l'autore trovava modo di riempire acconciamente il vuoto lasciato nella storia dei tempi oscuri, dalla cacciata di re Tarquinio sino alla guerra di Pirro, esponendo l'essenziale risultato di questo periodo storico, cioè l'unione d'Italia sotto l'egemonia di Roma.