5. La crisi sociale.
Ma la crisi che dette origine alla rivoluzione romana, non fu determinata da questo meschino conflitto politico, ma dalle condizioni economiche e sociali, che il governo romano aveva intieramente trascurato come ogni altra cosa, e che ora trovarono occasione di far sviluppare senza ostacolo e con terribile celerità e forza i germi della malattia da lungo tempo latenti.
Sino dai più remoti tempi l'economia romana si fondava sui due fattori che, sempre in contrasto, pur sempre si cercano: l'economia rurale e la capitalistica.
Già altra volta i capitalisti, in strettissima lega con i proprietari di fondi, per secoli avevano fatto guerra alla classe agricola, guerra che pareva volesse terminare anzitutto colla rovina degli agricoltori e ben presto con quella di tutta la repubblica, ma fu interrotta dalle guerre felicemente combattute al di fuori e dalle estese e grandiose distribuzioni di terreni demaniali che ne derivarono.
Abbiamo già dimostrato come nello stesso tempo in cui sotto altro nome si rinnovava l'antagonismo tra patrizi e plebei, la ricchezza, enormemente accresciuta, andasse preparando una seconda campagna contro l'economia agricola.
Ma ora la via scelta era diversa. Una volta il piccolo proprietario era stato condotto in rovina dai prestiti, che l'avevano ridotto alla condizione di fittavolo del suo creditore; ora egli era oppresso dalla concorrenza dei cereali d'oltre mare e particolarmente da quelli coltivati dagli schiavi. Si progrediva col tempo; il capitale faceva guerra al lavoro, vale a dire alla libertà personale, ben inteso, come sempre, nella più stretta forma legale, non più nella sconveniente maniera che l'uomo nato libero divenisse schiavo per debiti, ma con schiavi legalmente comprati e pagati; l'antico capitalista della città compariva, nella forma voluta dal tempo, proprietario industriale di piantagioni. Ma le conseguenze erano le stesse: il deprezzamento delle tenute rurali italiche, l'assorbimento delle piccole proprietà, prima in una parte delle province, poi in Italia, mediante i grandi latifondi; la prevalenza in Italia dell'allevamento del bestiame e della cultura dell'olio e del vino; finalmente nelle province e in Italia la sostituzione di schiavi a liberi lavoratori.
Come la nobiltà si dimostrava più pericolosa del patriziato, perchè non si poteva sopprimere con cambiamento di costituzione, così questa nuova potenza del capitale riusciva più pericolosa di quella del quarto e del quinto secolo, perchè contro essa nulla potevano i cambiamenti del diritto civile.