5. Distruzione dei Senoni.
I Senoni furono i primi ad accorgersi che grave pericolo fosse quello di battersi con i Romani.
Il console Publio Cornelio Dolabello invase il loro territorio alla testa d'un potente esercito: gli abitanti che non vennero passati a fil di spada, furono scacciati dal paese e la gente dei Senoni fu cancellata dalla lista delle nazioni italiche (471 = 283).
La cacciata di tutto un popolo non è inverosimile se si pensi che i Senoni vivevano principalmente di pastorizia; ed è probabile che i Senoni, cacciati dall'Italia, concorsero ad ingrossare quelle torme galliche, che poco dopo invasero le regioni danubiane, la Macedonia, la Grecia e l'Asia minore.
Spaventati e mossi a sdegno da questa improvvisa catastrofe, i Boi, che erano i più vicini ed affini ai Senoni, si unirono immediatamente agli Etruschi, che continuavano ancora la guerra, e i mercenari Senoni, che erano nelle loro file, combatterono i Romani non più come gente assoldata, ma come vendicatori disperati della loro patria.
Un poderoso esercito etrusco-gallico mosse contro Roma per vendicare sulla capitale dei nemici lo sterminio dei Senoni e per distruggere Roma più compiutamente di quello che aveva già fatto il Brenno condottiero di quegli stessi Senoni. Senonchè l'esercito alleato fu dai Romani interamente battuto al passaggio del Tevere nelle vicinanze del lago Vadimone (471 = 283). Gli alleati ritentarono la sorte dell'armi l'anno appresso, ma sconfitti di nuovo in una battaglia campale presso Populonia, i Boi uscirono dalla federazione e fecero la pace con i Romani (472 = 282). Così fu rotto il più saldo e poderoso anello della lega, i Galli; e vinta la lega, prima ancora ch'essa si fosse consolidata, Roma ebbe le mani libere per volgersi contro l'Italia meridionale, dove negli anni che corsero dal 469 = 285 al 471 = 283 la guerra si era condotta fiaccamente.
Se fino allora l'esercito romano, assai ridotto, s'era sostenuto a stento in Turio contro i Lucani ed i Bruzi, nel 472 = 282 comparve il console Gaio Fabricio Luscino alla testa d'un altro poderoso esercito dinanzi la città, la liberò, sconfisse i Lucani in una grande battaglia e fece prigioniero il loro duce Statilio. Le più piccole città greche non doriche, che riconoscevano nei Romani i loro liberatori, si diedero a questi spontaneamente; presidii romani rimasero nelle più importanti piazze forti, in Locri, Crotone, Turio, e particolarmente in Reggio, sulla quale ultima città pareva che anche Cartagine avesse qualche disegno.
La distruzione dei Senoni aveva dato in mano ai Romani un ragguardevole tratto del litorale adriatico. Ora, in previsione della guerra contro Taranto, che già covava sotto le ceneri, e dell'invasione degli Epiroti già minacciante, si presero con sollecitudine le necessarie misure per stabilire saldamente il possesso di quella regione costiera e per signoreggiare il mare Adriatico.
Verso l'anno 471 = 283 fu istituita una colonia cittadina nel porto di Sena (Senigallia), antica città capitale del paese dei Senoni, e nello stesso tempo un naviglio romano veleggiò dal mare Tirreno verso levante per mostrarsi nelle acque dell'Adriatico e assicurare colà i nuovi possedimenti romani.