8 Conseguenze politiche degli ordini militari di Servio.
L'istituzione serviana è evidentemente nella sua origine di natura militare. In tutto il vasto schema di questa riforma non s'incontra alcun indizio che dia alle centurie una destinazione la quale non si riferisca al servizio militare; e questa sola circostanza deve bastare a chiunque in simili cose è abituato a riflettere, per persuadere che l'uso e l'applicazione delle centurie nelle combinazioni politiche si deve ad una innovazione posteriore. La disposizione, che escludeva dalle centurie colui che aveva passato l'età di sessant'anni, è affatto assurda e inconcepibile, se originariamente le centurie fossero state destinate a rappresentare, in concorso e a lato delle curie, il comune cittadino. Dimostrato però che l'ordinamento delle centurie ebbe il solo scopo di accrescere l'attitudine della cittadinanza alla guerra, e quantunque non vi sia concetto più strano di quello che presentò la riforma di Servio Tullio come l'introduzione della timocrazia[7] in Roma, conviene nondimeno confessare che l'onere della milizia esteso a tutti gli abitanti produsse gravi conseguenze anche rispetto alla loro posizione politica.
Chi è obbligato a diventare soldato deve poter diventare anche ufficiale, finchè gli ordini della milizia e dello stato non sono corrotti: nè può dubitarsi che, dopo la riforma serviana, anche i plebei potessero nell'esercito romano essere nominati centurioni e tribuni di guerra; e per questa via essi potevano giungere persino al senato, alla qual cosa, giusto quello che sopra dicemmo, anche l'originaria costituzione non poneva alcun giuridico impedimento; e con tutto ciò essi, come è ben naturale, non venivano ancora annoverati tra i cittadini[8]. E benchè coll'istituzione delle centurie non si volessero menomare i diritti politici degli originari cittadini rappresentati nelle curie, non poteva però impedirsi che quei diritti esercitati fino allora dai cittadini stessi, non come membri delle curie ma come raccolti sotto le armi, passassero alle nuove centurie miste di antichi cittadini e di semplici domiciliati. Ond'è che le centurie sono d'ora innanzi chiamate a convalidare i testamenti dei soldati prima della battaglia e sono interpellate dal re per il loro assenso prima di cominciare una guerra aggressiva. Per comprendere il nuovo sviluppo è importante notare questo inizio di partecipazione delle centurie ai pubblici affari; ma non si può negare che le centurie acquistarono questi diritti assai più lentamente di quello che sulle prime si potesse credere, e che dopo, come prima della riforma di Servio, l'assemblea curiale era considerata come il vero comune cittadino, il cui omaggio assoggettava al re tutta la popolazione.
Accanto a questi cittadini originari stavano gli stranieri domiciliati nel Lazio o «cittadini senza voto» (cives sine suffragio), i quali concorrevano alle pubbliche cariche, nel servizio militare e nelle imposte (onde municipes); in cambio di che essi venivano esonerati dal pagamento del tributo di protezione; il quale da questo tempo in avanti non fu più imposto ad alcun'altra classe oltre quella degli abitanti non aggregati ad alcuna tribù e non domiciliati (aerarii).
Se fino allora non vi furono che due classi dei membri componenti il comune, cittadini e clienti, dopo questo tempo si formarono tre classi politiche: i cittadini attivi, i cittadini passivi, e i cittadini clienti o protetti, categorie che dominarono per molti secoli il diritto politico romano.