10. La lega anseatica contro Filippo.
Lampsaco era già caduta e Taso aveva subìto la stessa sorte di Chio. Non v'era tempo da perdere.
Teofilisco, valoroso generale di Rodi, ammonì i suoi cittadini di affrontare uniti il comune pericolo in modo da impedire che le città e le isole divenissero isolatamente preda del nemico.
Rodi non tardò a decidersi e dichiarò guerra a Filippo.
Bisanzio si unì a Rodi; così fece Attalo re di Pergamo, nemico politico e personale di Filippo.
Mentre la flotta degli alleati si raccoglieva nelle acque eolie, Filippo, con una parte della sua flotta, fece prendere Chio e Samo. Coll'altra parte comparve egli stesso dinanzi a Pergamo, che investì inutilmente, e dovette contentarsi di percorrere la parte piana del paese lasciando dovunque tracce del valore macedone con la distruzione dei templi.
Partiva poi improvvisamente da Pergamo colle sue navi per ricongiungersi alla squadra che si trovava dinanzi a Samo.
Ma la flotta di Rodi e di Pergamo lo inseguì e lo costrinse ad accettare battaglia nello stretto di Chio.
Il numero delle navi coperte macedoni era inferiore, ma la quantità dei battelli rendeva le forze del re pari a quelle degli alleati, e i suoi soldati combatterono valorosamente: senonchè alla fine egli fu battuto. Quasi metà delle sue navi coperte, ventiquattro vele, furono sommerse o prese; perirono 6000 marinai e 3000 soldati, tra i quali il capo della flotta Democrate; 2000 furono fatti prigionieri.
Gli alleati non perdettero che 800 uomini e sei navi. Ma Attalo, uno dei navarchi degli alleati, si trovò tagliato fuori dalla sua flotta e fu costretto a lasciare che la sua nave ammiraglia arenasse non lungi da Eritrea; e Teofilisco da Rodi, il cui civile coraggio aveva promosso la guerra, ed il cui valore aveva deciso la battaglia, morì il giorno dopo per le ferite riportate.
Mentre, dopo questo avvenimento, la flotta di Attalo ritornava in patria e quella di Rodi rimaneva provvisoriamente nelle acque di Chio, Filippo, il quale a torto si attribuiva la vittoria, potè proseguire la sua spedizione verso Samo per occupare la città di Caria.
Sulla costa della Caria, presso l'isoletta di Lade dinanzi al porto di Mileto, i Rodioti, senza l'aiuto di Attalo, dettero una seconda battaglia alla flotta macedone comandata da Eracleide. Anche in questo scontro entrambi i contendenti si attribuirono la vittoria; pare però che essa fosse dei Macedoni, giacchè i Rodioti si ritrassero verso Mindo e quindi a Cos, mentre i Macedoni occuparono Mileto, ed una squadra comandata dall'etolo Dicearco occupò le Cicladi.
Filippo continuava frattanto sul continente della Caria la conquista dei possessi rodioti e quella delle città greche; se avesse voluto attaccare egli stesso Tolomeo, e se non avesse voluto limitarsi alla conquista della sua parte di bottino, egli avrebbe potuto ora pensare persino ad una spedizione in Egitto.
Nella Caria non si trovava veramente alcun esercito che si opponesse al macedone, e Filippo percorse senza incontrare nessun intoppo il paese da Magnesia a Milaso; ma in questa regione ogni città era una fortezza e la guerra cogli assedi si trascinava a lungo senza offrire o promettere importanti risultati.
Zeusi, satrapo della Lidia, soccorreva l'alleato del suo signore appunto così freddamente come Filippo si era mostrato freddo nel promuovere gli interessi del re di Siria, e le città greche somministravano i soccorsi sotto lo sprone della forza e della paura.
Sempre più difficile si rendeva l'approvvigionamento dei viveri per l'esercito; Filippo era costretto a saccheggiare oggi coloro che ieri avevano offerto spontaneamente quanto occorreva, e adattarsi nuovamente a chiedere facendo violenza al suo carattere.
Così volgeva alla fine la buona stagione. Nel frattempo i Rodioti avevano rinforzata la loro flotta e attirata di nuovo a sè anche quella di Attalo, cosicchè sul mare erano decisamente superiori. Sembrava quasi che potessero tagliare al re la ritirata obbligandolo a fissare i suoi quartieri d'inverno nella Caria, mentre le cose nel suo regno, e particolarmente l'intervento minacciato dagli Etoli e dai Romani, richiedevano urgentemente il suo ritorno.
Filippo comprese il pericolo; egli lasciò in tutto 3000 uomini nei presidii, parte in Mirina, per tenere in iscacco Pergamo, parte nelle piccole città attorno a Milaso, Iasso, Bargilia, Euromo, Pedasa, per assicurarsi quell'eccellente porto ed un punto di sbarco nella Caria; e per la negligenza colla quale gli alleati guardavano il mare, gli riuscì di raggiungere felicemente colla sua flotta la costa della Tracia e di arrivare a casa ancor prima dell'inverno 553-554=201-200.