17. Monete.
Le condizioni economiche di quest'epoca ci si presentano anche oggi come in un chiaro specchio nel sistema monetario romano.
L'eccellenza di esso prova l'avvedutezza del commerciante.
Da lungo tempo l'oro e l'argento servivano egualmente come mezzo comune di pagamento, tanto che per agevolare i bilanci di cassa era stato stabilito un ragguaglio di valore fra i due metalli, ma in via ordinaria non era permesso di dare un metallo per l'altro, e il pagamento si doveva effettuare, a tenore dell'obbligazione, in oro o in argento.
Per tal modo si eliminarono i gravi inconvenienti, abitualmente derivanti dalla fissazione di un doppio valore metallico.
Le considerevoli crisi dell'oro, come ad esempio quella verificatasi verso il 600 = 154 in seguito alla scoperta delle miniere d'oro nel paese dei Taurisci, che fece cadere quel metallo d'un tratto del 33⅓ per cento di fronte all'argento, non influirono, almeno direttamente, sulle monete d'argento e sul minuto commercio.
Era ben naturale che quanto più il traffico d'oltremare si andava estendendo, tanto più decisamente l'oro dovesse passare dal secondo al primo posto, ciò che viene pure confermato dalle notizie sullo stato e sugli affari delle casse pubbliche; ma il governo non volle decidersi a far coniare anche monete d'oro.
Il tentativo fatto durante la crisi della guerra annibalica era stato da lungo tempo di nuovo abbandonato; le poche monete d'oro coniate per ordine di Silla possono considerarsi quasi come medaglie regalate da lui in occasione del suo trionfo.
Il vero danaro circolante era, prima o dopo, esclusivamente l'argento; l'oro si prendeva soltanto a peso, sia che fosse in circolazione, come al solito, in verghe, sia che portasse un conio straniero o, per caso, nazionale.
Ciò non pertanto l'oro e l'argento, come mezzi di traffico, erano valutati egualmente, e la lega abusiva dell'oro era considerata legalmente, come pure la fabbricazione di false monete d'argento, quale delitto contro la zecca.
Si raggiunse così l'immenso vantaggio di togliere al più importante mezzo di pagamento persino la possibilità della frode e della falsificazione. La moneta di argento, dacchè era stata ridotta nella guerra annibalica da 1/72 ad 1/84 della libbra romana, era rimasta perfettamente uguale, sia nel peso che nel valore intrinseco, per secoli; non vi si aggiungeva lega di sorta.
La moneta di rame divenne verso il principio di questo periodo assolutamente moneta spicciola, e cessò di essere adoperata come prima nel grosso commercio; perciò dal principio forse del settimo secolo, non fu più coniato l'asse, e le monete di rame si limitarono ai valori minimi di un semis (circa tre centesimi) e anche meno, i quali non si potevano rappresentare con l'argento.
Le diverse specie di moneta erano ordinate su un principio semplice e ridotto alla più piccola moneta d'allora, cioè al quadrans (1 centesimo e mezzo), discendendo sino al limite del valore apprezzabile.
Era un sistema monetario, che, quanto all'assennatezza delle basi e alla severa applicazione delle medesime, non ha il suo simile nell'antichità e che nei tempi moderni fu di rado raggiunto.