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UNO STATO SOCIALE PER IL XXI SECOLO
Nelle prime tre parti del volume abbiamo analizzato la linea della distribuzione delle ricchezze e della struttura delle disuguaglianze a partire dal XVIII secolo. Ora dobbiamo trarne tutte le lezioni possibili per il futuro. In particolare, uno dei principali insegnamenti della nostra ricerca è il seguente: sono state le guerre, in larga misura, ad aver fatto tabula rasa del passato e ad aver concorso a una trasformazione della struttura delle disuguaglianze nel XX secolo. E oggi, all’inizio del XXI secolo, certe disuguaglianze patrimoniali che si credeva appartenessero al passato sembrano nuovamente ripetere i propri record storici, o addirittura superarli, nel quadro della nuova economia-mondo, latrice di immense speranze (la fine della povertà) e di altrettanto immensi squilibri (tra individui anche ricchi come tra paesi). È possibile pensare, per il XXI secolo, a un superamento del capitalismo che sia al tempo stesso più pacifico e più duraturo, o dobbiamo solo aspettarci altre crisi, altre guerre, questa volta davvero mondiali? Sulla base delle trasformazioni e delle esperienze storiche che abbiamo messo in luce, quali istituzioni e quali politiche pubbliche potrebbero contribuire a una regolazione insieme più giusta e più efficace del capitalismo patrimoniale globalizzato del secolo che si è aperto da poco?
Come abbiamo già notato, lo strumento ideale per evitare una spirale di disuguaglianza senza fine e per riprendere il controllo della dinamica in corso sarebbe un’imposta mondiale progressiva sul capitale: uno strumento che avrebbe anche il merito di produrre trasparenza democratica e finanziaria sui patrimoni, condizione necessaria per una regolazione efficace del sistema bancario e dei flussi finanziari internazionali. L’imposta sul capitale aiuterebbe a far prevalere l’interesse generale sugli interessi privati, salvaguardando l’apertura economica e le forze della concorrenza. Non si può dire la stessa cosa delle differenti forme di risposta, a livello nazionale o di identità specifiche, che rischiano di determinare un ripiego a questa soluzione ideale. Un’imposta sul capitale così definita a livello mondiale è senza dubbio un’utopia. Nondimeno una soluzione del genere potrebbe essere applicata con profitto a livello regionale o continentale, soprattutto europeo, a partire dai paesi che la vedrebbero con favore. Tuttavia, prima di arrivare a trattare questo punto, è bene contestualizzare l’imposta sul capitale (destinata comunque a rimanere solo uno degli elementi di un sistema fiscale e sociale ideale) in un quadro più ampio, quello del ruolo del potere pubblico nella produzione e nella distribuzione delle ricchezze, e della costruzione di uno Stato sociale adeguato al XXI secolo.