Il meccanismo della divergenza patrimoniale: r contro g nella storia
Proviamo adesso a spiegare i fatti fin qui osservati: l’iperconcentrazione patrimoniale che caratterizza l’Europa nel XIX secolo e fino al primo conflitto mondiale; la forte compressione della disuguaglianza da capitale successiva ai drammatici avvenimenti degli anni 1914-45; il fatto che la concentrazione dei patrimoni non abbia – finora – uguagliato i record europei del passato.
Voglio precisare che nessun dato a mia conoscenza consente di determinare con certezza l’incidenza esatta dei diversi meccanismi nel processo d’insieme. Mi è tuttavia possibile gerarchizzarli sulla base delle fonti e delle analisi di cui dispongo. Ed ecco la prima conclusione alla quale sono giunto.
La forza principale alla base dell’iperconcentrazione patrimoniale osservata nelle società agrarie tradizionali, e in larga misura in tutte le società fino alla prima guerra mondiale (il caso delle società pioniere del Nuovo Mondo è evidentemente troppo specifico e poco rappresentativo a livello mondiale e a lungo termine), è legata al fatto che si tratta di economie caratterizzate da una crescita debole e da un tasso di rendimento da capitale di regola nettamente superiore al tasso di crescita.
Questa fondamentale forza di divergenza, già ricordata nell’Introduzione, funziona nel seguente modo. Consideriamo un mondo caratterizzato da una crescita debole, per esempio dell’ordine dello 0,5-1% annuo, com’è stato fino al XVIII e al XIX secolo. In società del genere, il tasso di rendimento da capitale – che si aggirava, come abbiamo visto, attorno al 4-5% annuo – risulta, per definizione, molto più alto del tasso di crescita. Il che, in concreto, significa che i patrimoni ereditati dal passato si ricapitalizzano molto più in fretta rispetto alla crescita economica, anche in assenza di redditi da lavoro.
Per esempio, se g = 1% e r = 5%, allora basta risparmiare un quinto dei redditi da capitale – e consumare gli altri quattro quinti – perché un capitale ereditato dalla generazione che ci ha preceduto cresca al medesimo ritmo dell’economia nel suo complesso. Se si risparmia di più, per esempio perché il capitale è abbastanza alto per assicurare un tenore di vita accettabile consumando una frazione più ridotta delle rendite annue, il patrimonio crescerà più in fretta della media dell’economia, e le disuguaglianze patrimoniali tenderanno ad ampliarsi, il tutto senza che sia necessario ricorrere al minimo reddito da lavoro. Vediamo dunque, da un punto di vista strettamente logico, che si tratta di condizioni più che ideali perché prosperi una società di rentiers, una società caratterizzata sia da una forte concentrazione patrimoniale sia da una forte perpetuazione nel tempo e attraverso le generazioni degli alti patrimoni.
Ebbene, non si tratta forse di condizioni tipiche di molte società nel corso della storia, in particolare delle società europee del XIX secolo? Come indica il grafico 10.7, in Francia, dal 1820 al 1913, il tasso di rendimento puro da capitale era molto più alto del tasso di crescita, in media dell’ordine del 5%, mentre la crescita oscillava, nel corso del XIX secolo, attorno all’1% annuo. I redditi da capitale equivalevano a quasi il 40% del reddito nazionale, e bastava risparmiarne un quarto per produrre un tasso di risparmio dell’ordine del 10% (cfr. grafico 10.8), ossia per far crescere, da un lato, i patrimoni un po’ più in fretta dei redditi, e dall’altro la concentrazione tendenziale dei patrimoni stessi. Vedremo nel prossimo capitolo che la quota prevalente dei patrimoni del periodo proviene di fatto dalle eredità, e che questa supremazia dei capitali ereditati – malgrado il grande dinamismo economico del tempo e un’impressionante manipolazione finanziaria – si spiega con gli effetti dinamici della disuguaglianza di fondo r > g: i dati più che abbondanti sulle successioni francesi ci consentono di essere estremamente precisi su questo punto.
Grafico 10.7.
Rendimento da capitale e crescita: Francia,
1820-1913
In Francia, dal 1830 al 1913, il tasso di rendimento del capitale è nettamente superiore al tasso di crescita.
Fonti e dati: cfr. http://piketty.pse.ens.fr/capital21c.
Grafico 10.8.
Quota di capitale e tasso di risparmio:
Francia, 1820-1913
In Francia, dal 1820 al 1913, la quota dei redditi da capitale nella composizione del reddito nazionale è nettamente superiore al tasso di risparmio.
Fonti e dati: cfr. http://piketty.pse.ens.fr/capital21c.