Da Marx a Kuznets: dall’apocalisse alla favola
Passando dalle analisi di Ricardo e di Marx nel XIX secolo a quelle di Simon Kuznets nel XX, si può dire che la ricerca economica si sia evoluta: da una simpatia pronunciata – e senza dubbio eccessiva – per le previsioni apocalittiche, a un’attrazione non meno eccessiva per le soluzioni favolistiche, o quantomeno per l’happy end. Secondo la teoria di Kuznets, le disuguaglianze di reddito sono infatti destinate, nelle fasi avanzate dello sviluppo capitalistico, a diminuire spontaneamente, quali che siano le politiche seguite o le caratteristiche del paese, fino a stabilizzarsi a un livello accettabile. Proposta nel 1955, si tratta davvero di una teoria concepita per il mondo fatato dei Trente glorieuses, ovvero il periodo di boom economico francese tra il 1945 e il 1975: basta pazientare, aspettare un po’, e i benefici della crescita saranno una manna per tutti.9 Un’espressione anglosassone riassume fedelmente la filosofia del momento: “Growth is a rising tide that lifts all boats” (La crescita è un’alta marea che solleva in alto tutti i battelli). In tal senso, vale la pena di richiamare, per motivare l’ottimismo del momento, anche l’analisi di Robert Solow (1956) in merito alle condizioni di un “percorso di crescita equilibrata”, cioè di una curva di crescita in cui tutte le grandezze – prodotto, redditi, profitti, salari, capitale, trend finanziari e immobiliari ecc. – crescono allo stesso ritmo, sempre che ciascun gruppo sociale benefici della crescita nelle stesse proporzioni, senza disparità rilevanti.10 In altri termini: l’assoluto contrario della spirale di disuguaglianza ricardiana o marxista, e delle analisi apocalittiche del XIX secolo.
Per comprendere bene la notevole influenza esercitata dalla teoria di Kuznets, quantomeno negli anni ottanta e novanta del XX secolo, e in certa misura fino ai giorni nostri, occorre insistere sul fatto che si tratta, in questo campo, della prima teoria fondata su un lavoro statistico approfondito. Di fatto, si deve attendere la metà del XX secolo perché siano finalmente stabilite le prime serie storiche di dati sulle classi di reddito, con la pubblicazione nel 1953 dell’opera monumentale dedicata da Kuznets a Shares of upper income groups in income and savings (La quota di redditi elevati nella composizione del reddito e del risparmio). Di fatto, le classi di reddito di Kuznets riguardano un solo paese (gli Stati Uniti), e un periodo di appena trentacinque anni (dal 1913 al 1948). Tuttavia si tratta di un contributo importante, che mobilita due fonti di dati totalmente inaccessibili agli autori del XIX secolo: da una parte, le dichiarazioni dei redditi pubblicate dall’Ufficio imposte federale sul reddito, creato negli Stati Uniti nel 1913; dall’altra, le stime circa il reddito nazionale degli Stati Uniti fissate dallo stesso Kuznets alcuni anni prima. È la prima volta, in assoluto, che vede la luce un tentativo così ambizioso di misurazione della disuguaglianza di una società.11
È importante capire bene che senza queste due fonti, indispensabili e complementari, sarebbe semplicemente impossibile valutare la distribuzione disuguale dei redditi e la sua evoluzione nel tempo. È vero che i primi tentativi di quantificazione del reddito nazionale risalgono alla fine del XVII secolo e all’inizio del XVIII, nel Regno Unito come in Francia, e si moltiplicano nel corso del XIX. Ma si tratta sempre di stime isolate: bisogna attendere il XX secolo e il periodo tra le due guerre perché si elaborino, per iniziativa di ricercatori come Kuznets e Kendrick negli Stati Uniti, o Bowley e Clark nel Regno Unito, o Dugé de Bernonville in Francia, le prime serie di reddito annuo nazionale. La prima fonte permette di calcolare il reddito totale del paese. Mentre, per calcolare i redditi elevati e la loro quota nella composizione del reddito nazionale bisogna disporre delle dichiarazioni dei redditi: questa seconda fonte viene fornita, in tutti i paesi, dal calcolo dell’imposta progressiva sul reddito globale, introdotta un po’ ovunque a ridosso della prima guerra mondiale (1913 negli Stati Uniti, 1914 in Francia, 1909 nel Regno Unito, 1922 in India, 1932 in Argentina).12
È essenziale capire che, in assenza dell’imposta sul reddito, esiste sicuramente tutta una serie di statistiche riguardanti gli imponibili fiscali in vigore (ad esempio, nella Francia del XIX secolo, un calcolo basato sulla distribuzione di porte e finestre, dipartimento per dipartimento, il che non è un dettaglio privo d’interesse), ma non esiste nulla in materia di reddito. Tra l’altro, spesso le persone interessate non conoscono neppure bene il reddito di cui dispongono, o di cui omettono la dichiarazione. Lo stesso vale per l’imposta sulle società e l’imposta sul patrimonio. L’imposta non è soltanto un modo per far contribuire tutti, in modo da finanziare le opere pubbliche e i progetti comuni ripartendo i contributi nel modo più accettabile possibile; è anche un modo di stabilire delle categorie, di assicurare conoscenza e trasparenza democratica.
In ogni caso, i dati a disposizione permettono a Kuznets di calcolare, nella composizione del reddito nazionale americano, la quota di decili e centili superiori nella gerarchia dei redditi. E che cosa scopre? Scopre che negli Stati Uniti, tra il 1913 e il 1948, si è verificata una forte riduzione delle disuguaglianze di reddito. In concreto, negli anni dieci e venti, il decile superiore della distribuzione, vale a dire il 10% costituito dagli americani più ricchi, assorbiva ogni anno fino al 45-50% del reddito nazionale; alla fine degli anni quaranta, la quota del reddito nazionale riferibile al decile superiore è scesa a circa il 30-35% del reddito nazionale: un calo superiore a 10 punti del reddito nazionale, davvero considerevole, equivalente più o meno alla metà di quanto percepisce il 50% degli americani più poveri.13 La riduzione delle disuguaglianze è netta e incontestabile. E il dato, di notevole rilievo, avrà un impatto enorme nei dibattiti economici del dopoguerra, nelle università e negli organismi internazionali.
Decenni prima, Malthus, Ricardo, Marx e tanti altri avevano parlato delle disuguaglianze senza richiamarsi ad alcuna fonte, o a dispositivi metodologici tali da consentire una comparazione precisa tra le diverse epoche, e di conseguenza un’opzione tra le diverse ipotesi di lavoro. Ora, per la prima volta, viene proposta una base oggettiva: una base certamente imperfetta, ma con il grande merito di esistere. Inoltre il lavoro realizzato da Kuznets è molto ben documentato: il corposo volume da lui pubblicato nel 1953 espone nel modo più trasparente possibile tutti i dettagli sulle fonti e i metodi, in modo che ciascun calcolo possa essere effettuato. E, per giunta, Kuznets è latore di una buona notizia: le disuguaglianze si vanno riducendo.