Dai blocchi continentali ai blocchi regionali
Questo schema generale è ben noto, ma merita di essere analizzato e affinato in più punti. Innanzitutto il raggruppamento Europa-America in un unico “blocco occidentale” ha sì il vantaggio di agevolare il nostro immaginario, ma è largamente frutto di artificio. In particolare, il peso economico dell’Europa ha raggiunto lo zenit alla vigilia della prima guerra mondiale (circa il 50% del PIL mondiale), per poi declinare costantemente nelle epoche successive, mentre quello dell’America ha raggiunto il vertice negli anni cinquanta e sessanta del Novecento (circa il 40% del PIL mondiale).
Dopodiché, ciascuno dei due continenti può scomporsi in due sottoinsiemi assai disuguali: un centro ipersviluppato e una periferia solo mediamente sviluppata. A livello generale, ha più senso analizzare la disuguaglianza mondiale in termini di blocchi regionali anziché continentali – come emerge chiaramente dalla tabella 1.1, nella quale viene indicata la distribuzione del PIL mondiale nel 2012. Considerare queste cifre in senso assoluto non avrebbe evidentemente alcun interesse, ma non è inutile familiarizzare con i principali ordini di grandezza.
A livello mondiale, la popolazione è, nel 2012, vicina ai 7 miliardi, e il PIL supera leggermente i 70.000 miliardi di euro – da qui un PIL pro capite quasi esattamente pari a 10.000 euro. Se sottraiamo il 10% (svalutazione del capitale) e lo dividiamo per dodici, otteniamo una cifra equivalente a un reddito mensile medio di 760 euro pro capite – dato, di per sé, forse più eloquente. In altri termini, se la produzione mondiale e i redditi che ne derivano fossero ripartiti in misura esattamente uguale, ciascun abitante del pianeta disporrebbe di un reddito dell’ordine di 760 euro al mese.
L’Europa ha una popolazione di 740 milioni di abitanti, 540 milioni dei quali appartenenti all’Unione Europea, il cui PIL pro capite supera i 27.000 euro, e 200 milioni appartenenti al blocco Russia/Ucraina, il cui PIL pro capite è di circa 15.000 euro, appena il 50% al di sopra della media mondiale.22 La stessa Unione Europea è relativamente eterogenea, comprendendo da un lato 410 milioni di abitanti dell’ex Europa occidentale (di cui tre quarti nei cinque paesi più popolati: Germania, Francia, Regno Unito, Italia e Spagna), con un PIL medio pro capite che si aggira intorno ai 31.000 euro, e dall’altra 130 milioni di abitanti dell’ex Europa dell’Est, con un PIL medio di circa 16.000 euro, poco lontano da quello del blocco Russia/Ucraina.23
Tabella 1.1.
La distribuzione del PIL mondiale nel
2012
Il PIL mondiale, stimato a parità di potere d’acquisto, è stato nel 2012 di 71.200 miliardi di euro. La popolazione mondiale ammonta nel 2012 a 7050 milioni di abitanti: da qui un PIL pro capite di 10.000 euro (equivalente a un reddito pro capite di 760 euro al mese). Tutte le cifre sono state arrotondate alla decina o al centinaio più prossimi.
Fonti e dati: cfr. http://piketty.pse.ens.fr/capital21c.
Anche l’America è suddivisa in due insiemi ben distinti, e ancor più disuguali rispetto al centro e alla periferia europee: il blocco Stati Uniti/Canada, con 350 milioni di abitanti e 40.000 euro di PIL pro capite, e l’America Latina, con 600 milioni di abitanti e 10.000 euro di PIL medio pro capite, ossia l’esatta media mondiale.
L’Africa subsahariana, con 900 milioni di abitanti e un PIL di soli 1800 miliardi di euro (meno del PIL francese: 2000 miliardi), è la zona economica più povera del mondo, con 2000 euro di PIL pro capite. L’India è di poco superiore, l’Africa del Nord lo è un po’ più nettamente e la Cina ancora di più: con circa 8000 euro di PIL medio pro capite, la Cina del 2012 non è molto lontana dalla media mondiale. Il Giappone ha un PIL medio pro capite equivalente a quello dei paesi europei più ricchi (circa 30.000 euro), ma la sua popolazione è talmente minoritaria in Asia da influire ben poco sulla media continentale asiatica, molto vicina a quella della Cina.24