I paesi ricchi sono davvero così poveri?

Va infine sottolineato il fatto che l’occultamento di una quota importante degli attivi finanziari mondiali nei paradisi fiscali limita fin d’ora, in misura rilevante, la nostra capacità di analizzare la geografia mondiale dei patrimoni. Stando ai dati ufficiali pubblicati dagli istituti statistici dei vari paesi e raccolti dagli organismi internazionali (a cominciare dal FMI), la posizione patrimoniale dei paesi ricchi rispetto al resto del mondo sembrerebbe negativa. Come abbiamo visto nella Parte seconda, il Giappone e la Germania registrano saldi positivi abbastanza importanti rispetto al resto del mondo (nel senso che, grazie ai bilanci familiari, alle imprese e agli interventi di governo, vantano, nel resto del mondo, molte più attività di quante il resto del mondo possa vantare in Giappone e in Germania), il che significa che nel corso degli ultimi decenni hanno accumulato forti eccedenze commerciali. Mentre gli Stati Uniti registrano un saldo negativo, e la maggioranza dei paesi europei – a parte la Germania – registrano un saldo vicino allo zero o oppure negativo.51 In totale, se sommiamo l’insieme dei paesi ricchi, otteniamo oggi un saldo leggermente negativo, equivalente al -4% circa del PIL mondiale, saldo che alla metà degli anni ottanta, come indica il grafico 12.6, era vicino allo zero.52 Occorre tuttavia insistere sul fatto che si tratta di una posizione negativa molto lieve (equivalente all’1% del patrimonio mondiale). Comunque, come abbiamo più volte notato, viviamo una fase storica in cui le posizioni internazionali sono relativamente in equilibrio, perlomeno al confronto con il periodo coloniale, quando la posizione positiva dei paesi ricchi rispetto al resto del mondo era di gran lunga più elevata.53

Grafico 12.6.
La posizione patrimoniale dei paesi ricchi rispetto al resto del mondo, 1985-2010

Gli attivi finanziari non registrati detenuti nei paradisi fiscali sono più elevati del debito estero netto ufficiale dei paesi ricchi.
Fonti e dati: cfr. http://piketty.pse.ens.fr/capital21c.

Resta il fatto che la posizione ufficiale, leggermente negativa, dovrebbe avere come contropartita, nel resto del mondo, una posizione positiva equivalente. In altri termini, i paesi poveri dovrebbero possedere, nei paesi ricchi, più attività di quante ne posseggano in patria, con un divario a loro favore dell’ordine del 4% del PIL mondiale (circa l’1% del patrimonio mondiale). In realtà, la cosa non esiste: se sommiamo le statistiche finanziarie relative ai vari paesi del mondo, arriviamo alla conclusione che anche i paesi poveri hanno una posizione negativa, e che il pianeta nel suo complesso ha una posizione fortemente negativa. In altri termini, potremmo diventare proprietà del pianeta Marte. Si tratta di un’anomalia statistica piuttosto antica, che gli organismi internazionali hanno visto aggravarsi nel corso degli anni (a livello mondiale, la bilancia dei pagamenti è regolarmente negativa: da tutti i paesi esce più denaro di quanto non ne rientri in tutti gli altri paesi, il che è per principio impossibile) senza riuscire davvero a spiegarla. Va pure sottolineato il fatto che le statistiche finanziarie e le bilance dei pagamenti riguardano in linea di principio tutti i territori del pianeta (in particolare, le banche presenti nei paradisi fiscali hanno l’obbligo, in teoria, di trasmettere i loro bilanci agli istituti internazionali, perlomeno in termini globali), e che l’“anomalia” potrebbe spiegarsi, in astratto, con calcoli al ribasso o con errori materiali.

Confrontando l’insieme delle fonti disponibili e attingendo a dati bancari svizzeri finora mai utilizzati, Gabriel Zucman ha potuto dimostrare come la spiegazione più plausibile della disparità stia nell’esistenza di una massa notevole di attività finanziarie non registrate, detenute dalle famiglie nei paradisi fiscali: secondo la stima, prudente, di Zucman, una massa equivalente a quasi il 10% del PIL mondiale.54 Alcune stime proposte da organi non governativi arrivano a indicare masse ancora superiori (fino a due o tre volte), ma, allo stato attuale delle fonti disponibili, la stima di Zucman mi sembra tutto sommato più realistica – anche se è evidente che stime del genere sono per loro natura incerte, ed è sempre possibile che il limite indicato sia troppo basso.55 Resta il fatto che un limite così basso è già di per sé un limite molto alto, due volte più alto della posizione negativa ufficiale del totale dei paesi ricchi (cfr. grafico 12.656). Tutto, insomma, fa pensare che la stragrande maggioranza delle attività finanziarie localizzate nei paradisi fiscali sia detenuta da residenti dei paesi più ricchi (almeno i tre quarti). Per cui si giunge a una conclusione molto chiara: la posizione patrimoniale dei paesi ricchi rispetto al resto del mondo è in realtà positiva (i paesi ricchi possiedono in media i paesi poveri, e non viceversa: scoperta peraltro ben poco sorprendente), ma una tale evidenza è dissimulata dal fatto che gli abitanti più abbienti dei paesi ricchi occultano una parte delle loro attività nei paradisi fiscali. In particolare, un tale risultato sottintende che la crescita già fortissima dei patrimoni privati in rapporto al reddito nazionale osservata nei paesi ricchi nel corso degli ultimi decenni – crescita che abbiamo analizzato nella Parte seconda del volume – sia in realtà ancora più elevata di quanto si sia potuto valutare sulla base dei bilanci ufficiali. E lo stesso discorso vale per la tendenza al rialzo della quota degli alti patrimoni nella composizione del patrimonio totale.57 Il che conferma in tutta la loro portata le difficoltà poste dalla registrazione degli attivi nel capitalismo globalizzato di oggi, difficoltà destinate a confondere la percezione che possiamo avere della geografia elementare dei patrimoni.

Il capitale nel XXI secolo
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