La coabitazione con il centile superiore

Tra l’altro, il fatto che la crescita, fino a livelli senza precedenti, delle disuguaglianze salariali spieghi in gran parte la crescita delle disuguaglianze di reddito americane, non vuol dire che i redditi da capitale abbiano svolto un ruolo trascurabile. È importante evitare certi eccessi, per esempio la pretesa di pensare che i redditi da capitale sarebbero scomparsi dai vertici della gerarchia sociale americana.

È però vero che la fortissima disuguaglianza dei redditi da capitale e il loro aumento a partire dagli anni settanta spiegano, per almeno un terzo, la crescita delle disuguaglianze di reddito negli Stati Uniti – circostanza tutt’altro che trascurabile. Dobbiamo inoltre insistere sul fatto che, in America come in Francia e in Europa, oggi come ieri, i redditi da capitale tendono sempre a prevalere sui redditi da lavoro, man mano che si sale nella gerarchia sociale. Le differenze nel tempo e nello spazio sono differenze di grado: sono significative, ma non modificano il criterio generale. Come hanno notato Wolff e Zacharias, il centile superiore si caratterizza sempre più per una coabitazione tra più gruppi sociali (gli altissimi redditi da capitale e gli altissimi redditi da lavoro) che per una sostituzione dei primi con i secondi.39

In questo caso, come in Francia, ma in misura ancor più pronunciata, la differenza sta nel fatto che oggi bisogna salire molto più in alto di ieri nella scala dei redditi perché i redditi da capitale prendano il sopravvento. Nel 1929, i redditi da capitale (essenzialmente i dividendi e le plusvalenze) costituivano la fonte di risorse più importante per l’“1%” più ricco in fatto di reddito (cfr. grafico 8.9). Nel 2007 bisogna salire al livello dello “0,1%” ancora più ricco perché ciò accada (cfr. grafico 8.10). E va precisato che i nostri dati risentono dell’inclusione nei redditi da capitale delle plusvalenze: senza le plusvalenze, i salari risulterebbero la fonte principale di reddito fino al livello dello 0,01%, corrispondente ai redditi più elevati in assoluto.40

Grafico 8.9.
La composizione dei redditi alti negli Stati Uniti nel 1929

I redditi da lavoro diminuiscono man mano che si sale nel decile superiore della gerarchia dei redditi.
Fonti e dati: cfr. http://piketty.pse.ens.fr/capital21c.

Grafico 8.10.
La composizione dei redditi alti negli Stati Uniti nel 2007

Nel 2007, negli Stati Uniti, i redditi da capitale prevalgono nella fascia costituita dallo 0,1% più ricco in assoluto e non in quella costituita dall’1% più ricco, come invece accadeva nel 1929.
Fonti e dati: cfr. http://piketty.pse.ens.fr/capital21c.

L’ultimo punto che merita di essere precisato, forse il più importante, è che la crescita dei redditi più alti e dei salari più alti rispecchia innanzitutto l’avvento dei “superdirigenti”, una fascia di quadri dirigenti di grandi imprese che arrivano a ottenere livelli di stipendio estremamente elevati, mai visti nella storia. Basta considerare i cinque stipendi più alti di ogni società quotata (in genere, gli unici stipendi oggetto di pubblico dominio nei rapporti e nei bilanci delle società) per giungere a una conclusione paradossale: i dirigenti delle società non sono abbastanza numerosi per motivare la crescita dei più alti redditi americani, al punto che non si sa come giustificare le curve indicate nelle dichiarazioni dei redditi.41 Il fatto è che in molte grandi aziende americane sarebbero più di cinque i dirigenti con uno stipendio che li farebbe rientrare nell’1% più ricco, a livello nazionale di reddito (352.000 dollari nel 2010), o persino nello 0,1% ancora più ricco (1,5 milioni di dollari nel 2010).

Ricerche recenti, fondate sul confronto tra i file delle dichiarazioni dei redditi e quelli della dichiarazione dei salari delle società, permettono di rilevare che la grande maggioranza degli appartenenti all’1% più ricco in termini di reddito – tra il 60% e il 70%, a seconda delle definizioni adottate – è composto nel XXI secolo da dirigenti di alto livello. Al confronto, campioni sportivi, attori e artisti tutti assieme rappresentano in totale meno del 5% dagli appartenenti al gruppo.42 Perciò le nuove disuguaglianze americane hanno molto più a che fare con l’avvento dei “superdirigenti” che con un’élite di “superstar”.43

È anche interessante notare che le professioni legate alla finanza – si tratti dei quadri dirigenti delle banche o di altri istituti finanziari o di trader che operano sul mercato finanziario – occupano un posto due volte maggiore sia nella fascia dei redditi più alti sia nell’economia nel suo complesso (circa il 20% dell’1% più ricco a livello di reddito, contro meno del 10% del PIL). Resta il fatto che meno dell’80% dei redditi più elevati non ha relazioni con il mondo della finanza, e che la crescita dei più alti redditi americani si spiega innanzitutto con l’aumento esplosivo degli stipendi dei quadri dirigenti delle grandi società, appartenenti o meno al settore finanziario.

Precisiamo infine che, in ossequio alle norme fiscali americane e anche alla logica economica, abbiamo incluso nel totale dei salari l’insieme delle indennità e dei bonus versati ai quadri dirigenti, nonché il valore d’esercizio delle stock-option, forma di retribuzione che ha svolto un ruolo importante nella crescita delle disuguaglianze salariali raffigurate nei grafici 8.9 e 8.10.44 L’altissima volatilità di indennità, bonus e valori d’esercizio delle opzioni spiega, in questi primi anni del XXI secolo, le notevoli fluttuazioni della quota dei salari alti.

1 Cfr. cap. 7, tabella 7.3.

2 Cfr. cap. 7, tabella 7.1, e allegato tecnico.

3 Per le classi di reddito complete rapportate ai differenti centili e calcolate fino al dieci-millile superiore, e per un’analisi dettagliata delle traiettorie nel loro complesso, cfr. Piketty, Les hauts revenus en France au XXe siècle, cit. Qui ci limitiamo a riassumere a grandi linee il percorso storico, tenendo conto delle ricerche più recenti. Le classi di reddito aggiornate sono disponibili online anche nel World Top Incomes Database (WTID).

4 Le stime indicate nei grafici 8.1 e 8.2 sono state effettuate sulla base delle dichiarazioni dei redditi e dei salari (in Francia, l’imposta generale sul reddito è stata istituita nel 1914, e l’imposta cosiddetta “cedolare” sui salari nel 1917, il che ci consente di misurare annualmente e distintamente il livello dei redditi alti e dei salari alti a partire da queste due date) e sulla base del bilancio nazionale (il che ci consente di conoscere l’entità sia del reddito nazionale totale sia della massa salariale), seguendo il metodo introdotto inizialmente da Kuznets e descritto in breve nell’Introduzione. I dati fiscali compaiono solo nel 1915 (quando viene applicata per la prima volta la nuova imposta), contestualmente alla denuncia dei redditi, per cui, in relazione al periodo 1910-14, abbiamo completato i dati mancanti con stime effettuate prima della guerra dall’amministrazione fiscale e dagli economisti dell’epoca. Cfr. allegato tecnico.

5 Nel grafico 8.3 (e nei grafici successivi, tutti dello stesso tipo) abbiamo utilizzato le stesse notazioni introdotte in Piketty, Les hauts revenus en France au XXe siècle, cit., e nel WTID per designare i diversi “frattili” della gerarchia dei redditi: “P90-95” raggruppa le persone comprese tra il 90° e il 95° centile (la metà relativamente più povera del 10% più ricco), “P95-99” le persone comprese tra il 95° e il 99° centile (il 4% successivo), “P99-99,5” lo 0,5% successivo (la metà relativamente più povera dell’1% più ricco), “P99,5-99,9” lo 0,4% successivo, “P99,9-99,99” lo 0,09% successivo e “P99,99-100” lo 0,01% più ricco (il dieci-millile superiore).

6 Si ricordi che: nella Francia di oggi il centile superiore raggruppa 500.000 persone adulte su 50 milioni.

7 Come peraltro per i nove decimi della popolazione al di qua del 90° centile, anche se con salari (o redditi sostitutivi: pensioni, indennità di disoccupazione) meno elevati.

8 Le griglie salariali della funzione pubblica sono, nella gerarchia dei salari, le meglio conosciute sul lungo periodo. In Francia, in particolare, dal XIX secolo in poi, risultano in termini molto precisi e dettagliati, con specificazione delle annualità, nei documenti di bilancio previsionale e negli atti parlamentari. Non si può dire lo stesso per i salari del settore privato, noti solo grazie a una fonte come quella del fisco nazionale, quindi quasi sconosciuti fino all’istituzione dell’imposta sul reddito del 1914-17. I dati di cui disponiamo circa i salari dei funzionari suggeriscono che la gerarchia salariale vigente nel XIX secolo era relativamente compatibile con la gerarchia media del periodo 1910-2010 (sia per quanto riguarda la quota del decile superiore sia per quanto riguarda quella della metà inferiore; quella del centile superiore era forse un po’ più alta; l’assenza di dati affidabili per il settore privato non consente di essere più precisi). Cfr. allegato tecnico.

9 Nei primi anni del XXI secolo, la quota dei salari all’interno dei frattili P99-P99,5 e P99,5-99,9 (vale a dire il totale dei 9/10 del centile superiore) raggiunge il 50-60% dei redditi, contro il 20-30% dei redditi misti (cfr. grafico 8.4). Nel periodo tra le due guerre la prevalenza dei salari alti sugli altri redditi misti era un po’ meno forte (cfr. grafico 8.3).

10 Come nel cap. 7, gli importi in euro citati qui sono volutamente arrotondati e approssimativi (si tratta solo di offrire degli ordini di grandezza). Per le soglie esatte dei diversi centili e millili, anno per anno, cfr. allegato tecnico.

11 È bene comunque sottolineare che le categorie di cui disponiamo per stabilire questi confini sono imperfette: come già abbiamo notato nel cap. 6, certi redditi imprenditoriali possono dissimularsi tra i dividendi e dunque essere classificati come redditi da capitale. Per un’analisi dettagliata, anno per anno, di come si sviluppa, in Francia, dal 1914 in poi, la composizione dei diversi centili e millili degli alti redditi, cfr. Piketty, Les hauts revenus en France au XXe siècle, cit., pp. 93-168.

12 Nel grafico 8.4 i redditi da capitale sembrano equivalere a meno del 10% dei redditi rappresentati dal “9%”, ma ciò deriva unicamente dal fatto che i grafici – come le classi di reddito sulle parti del decile superiore e del centile superiore – si fondano solo sui redditi da capitale che figurano nelle dichiarazioni dei redditi, ed escludono di conseguenza, a partire dal 1960, gli affitti cosiddetti fittizi (vale a dire il valore di locazione degli alloggi occupati dai loro proprietari, valore che prima faceva parte del reddito imponibile). Includendo i redditi da capitale non imponibili (compresi quindi gli affitti fittizi), la quota dei redditi da capitale raggiungerebbe – o supererebbe di poco – il 20% dei redditi rappresentati, nei primi anni del XXI secolo, dal “9%”. Cfr. allegato tecnico.

13 Cfr. allegato tecnico.

14 In particolare, abbiamo sempre considerato, per tutti i paesi, la totalità degli affitti, degli interessi e dei dividendi che figurano nelle dichiarazioni dei redditi, anche quando alcuni di questi redditi non sono sottoposti alla tariffa normalmente in vigore e fruiscono di sconti speciali o di tariffe ridotte.

15 Cfr. allegato tecnico.

16 Precisiamo che l’amministrazione fiscale francese, negli anni della seconda guerra mondiale, continua a raccogliere come se niente fosse le dichiarazioni dei redditi e a procedere nelle operazioni di spoglio e stesura delle conseguenti tabelle statistiche: va ricordato che è l’età dell’oro della meccanografia (sono appena state inventate tecniche di selezione automatica delle schede perforate, il che consente ogni tipo d’incrocio rapido dei dati, mentre prima lo spoglio avveniva manualmente), tanto che le pubblicazioni statistiche del ministero delle finanze non sono mai state così ricche e dettagliate come negli anni quaranta.

17 La quota del decile superiore è passata dal 47% al 29% del reddito nazionale, e quella del centile superiore è passata dal 21% al 7%. Per il dettaglio di tutte le classi di reddito, cfr. allegato tecnico.

18 Per un’analisi dettagliata di tutti questi sviluppi, anno per anno, cfr. Piketty, Les hauts revenus en France au XXe siècle, cit., in particolare i capp. 2 e 3, pp. 93-229.

19 Nel caso della seconda guerra mondiale, il movimento di compressione delle gerarchie salariali era iniziato, in realtà, nel 1936, con gli accordi Matignon.

20 Cfr. Piketty, Les hauts revenus en France au XXe siècle, cit., pp. 201-202. Il significato del movimento di rottura rappresentato dal Sessantotto nella storia delle disuguaglianze salariali è stato subito ben presente ai contemporanei. Cfr. in particolare gli studi meticolosi di C. Baudelot, A. Lebeaupin, Les salaires de 1950 à 1975, Paris, INSEE, 1979.

21 Cfr. cap. 6, grafico 6.6.

22 Cfr. in particolare gli studi di C. Landais, Les hauts revenus en France (1998-2006). Une explosion des inégalités?, Paris, PSE, 2007, e di O. Godechot, “Is Finance Responsible for the Rise in Wage Inequality in France?”, in Socio-Economic Review, 2012.

23 Per gli anni 1910-12, abbiamo completato le classi di reddito utilizzando i vari dati disponibili, in particolare le varie stime effettuate negli Stati Uniti in vista della creazione dell’imposta sul reddito (così come era stato fatto in Francia). Cfr. allegato tecnico.

24 Riguardo agli anni 1913-26, per stimare la crescita della disuguaglianze dei salari abbiamo utilizzato gli spogli per livelli e categorie di reddito. Cfr. allegato tecnico.

25 Le opere dedicate di recente da P. Krugman (The Conscience of a Liberal, New York, Norton, 2009; trad. it. La coscienza di un liberal, Roma-Bari, Laterza, 2009) e da J. Stiglitz (The Price of Inequality, New York, Norton, 2012; trad. it. Il prezzo della disuguaglianza, Torino, Einaudi, 2013) alla crescita delle disuguaglianze americane dimostrano il loro forte attaccamento a quel periodo – relativamente ugualitario – della loro storia.

26 I dati disponibili – imperfetti – suggeriscono che la correzione per dichiarazione riduttiva dei redditi da capitale può aggirarsi sui 2-3 punti di reddito nazionale. Nel 2007 la quota non corretta del decile superiore raggiunge il 49,7% del reddito nazionale americano, nel 2010 il 47,9% (con una netta tendenza al rialzo). Cfr. allegato tecnico.

27 Nelle classi di reddito “con plusvalenze” si considerano le plusvalenze sia al numeratore (per i decili e centili degli alti redditi) sia al denominatore (per il reddito nazionale totale), mentre nelle classi di reddito “senza plusvalenze” non si considerano in nessuno dei due casi. Cfr. allegato tecnico.

28 L’unico balzo sospetto ha luogo in coincidenza con la grande riforma fiscale reaganiana del 1986, in seguito alla quale moltissime società cambiano forma giuridica per far sì che i loro guadagni vadano soggetti all’imposta sul reddito delle persone fisiche e non più all’imposta sul reddito d’impresa. Si tratta tuttavia di un puro e semplice trasferimento di breve termine tra basi imponibili, che viene compensato nel giro di pochi anni (redditi che avrebbero dovuto essere realizzati un po’ dopo, in plusvalenze, sono stati realizzati un po’ prima) e che riveste un ruolo secondario nella tendenza di lungo termine. Cfr. allegato tecnico.

29 I redditi annui al lordo delle imposte qui ricordate corrispondono ai redditi per nucleo familiare (coppia sposata o single). Le disuguaglianze di reddito misurate a livello individuale sono cresciute più o meno nella stessa misura in cui sono cresciute quelle del nucleo familiare. Cfr. allegato tecnico.

30 Su questo dato di fatto insistono con particolare frequenza gli economisti che insegnano in università americane ma che sono nati all’estero (in genere in paesi più poveri degli Stati Uniti), il che è ancora più comprensibile, anche se un po’ scontato.

31 Per il dettaglio delle classi di reddito, cfr. allegato tecnico.

32 Si tratta di una tesi sempre più accreditata. La sostengono, per esempio, R. Rancière e M. Kumhof, Inequality, Leverage and Crises, IMF Working Paper, 2010. Cfr. anche il libro di R. Rajan, Fault Lines, Princeton University Press, 2010, il quale tende però a sottovalutare l’importanza della crescita della parte degli alti redditi nella composizione del reddito nazionale americano.

33 Cfr. Atkinson, Piketty, Saez, “Top Incomes in the Long-Run of History”, cit., p. 9, tab. 1. Il testo è disponibile online.

34 Ricordiamo che tutte queste cifre riguardano la distribuzione dei redditi primari (al lordo delle tasse e dei contributi). Nella Parte quarta esamineremo gli effetti del sistema d’imposta relativo ai contributi. In poche parole: il ricavato delle imposte è, nel corso del periodo, notevolmente diminuito, il che aggrava ulteriormente le cifre indicate, anche se l’aumento di certi contributi ai più poveri le attenua leggermente.

35 Cfr., nel cap. 5, la discussione in merito alla bolla giapponese e alla bolla spagnola.

36 Cfr. Piketty, Saez, “Income Inequality in the United States, 1913-1998”, cit., pp. 29-30. Cfr. anche C. Goldin, R. Margo, “The Great Compression: The Wage Structure in the United States at Mid-Century”, in Quarterly Journal of Economics, 1992.

37 Di più: non solo non è stata compensata da un aumento della mobilità nel passaggio da una generazione all’altra, ma si è verificato esattamente il contrario (torneremo su questo punto nella Parte quarta, cap. 13).

38 Cfr. W. Kopczuk, E. Saez, J. Song, “Earning Inequality and Mobility in the United States: Evidence from Social Security Data since 1937”, in Quarterly Journal of Economics, 2010.

39 Cfr. E. N. Wolff, A. Zacharias, “Household Wealth and the Measurement of Economic Well-Being in the US”, in Journal of Economic Inequality, 2009. Wolff e Zacharias notano giustamente che il mio articolo precedente, del 2003, scritto con Emmanuel Saez, esagerava nel presentare le traiettorie osservate come un effetto della sostituzione dei coupon-clipping rentiers con i working rich, mentre si tratterebbe più che altro di una coabitazione tra le due categorie.

40 Cfr. grafici supplementari S8.1-S8.2.

41 Cfr. S. Kaplan, J. Rauh, “Wall Street and Main Street: What Contributes to the Rise of the Highest Incomes?”, in Review of Financial Studies, 2009.

42 Cfr. J. Bakija, A. Cole, B. Heim, “Jobs and Income Growth of Top Earners and the Causes of Changing Income Inequality: Evidence from US Tax Return Data”, in Internal Revenue Service, 2010, tab. 1. Gli altri gruppi professionali importanti sono i medici e gli avvocati (in totale, circa il 10% sul totale degli appartenenti all’1%) e gli imprenditori edili (circa il 5%). Vanno ovviamente sottolineati i limiti dei presenti dati. Uno per tutti: non si conosce l’origine dei patrimoni (ereditati o meno). In ogni caso i redditi da capitale rappresentano più della metà dei redditi al livello del decile superiore, se si includono le plusvalenze (cfr. grafico 8.10), e circa un quarto, se si escludono le plusvalenze (cfr. grafico S8.2).

43 La questione dei “superimprenditori”, tipo Bill Gates, riguarda in realtà pochissimi appartenenti al gruppo dell’1%, che influiscono ben poco sull’analisi dei redditi. In altri termini, la questione può essere affrontata solo analizzando i patrimoni corrispondenti, in particolare lo sviluppo delle classi relative alle grandi ricchezze. Cfr. cap. 12.

44 In concreto, se un dirigente si vede concedere la possibilità di comprare per 100 dollari azioni della sua impresa, e se il valore delle azioni è di 200 dollari nel momento in cui esercita l’opzione, la differenza tra i due valori – 100 dollari – verrà considerata, nell’anno di esercizio, un elemento del salario. Se il quadro dirigente vende poi le azioni a un prezzo ancora più alto (mettiamo 250 dollari), la differenza – 50 dollari – verrà registrata come plusvalenza.

Il capitale nel XXI secolo
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