La storia delle disuguaglianze: una storia politica e caotica

Il terzo fatto fondamentale espresso dai grafici 8.1 e 8.2 è che la storia delle disuguaglianze non è un fiume tranquillo. Anzi, procede a sbalzi, innumerevoli sbalzi, e non sviluppa certo una tendenza costante e stabile verso un equilibrio “naturale”. In Francia, come peraltro in tutti i paesi, la storia delle disuguaglianze è sempre una storia politica e caotica, contrassegnata dai sussulti della società in questione, dai tanti movimenti sociali, politici, militari, culturali – oltre che propriamente economici – che scandiscono le vicende del paese nel corso del periodo considerato. Le disuguaglianze socioeconomiche, le disparità di reddito e di ricchezza tra gruppi sociali, sono sempre causa ed effetto degli altri fenomeni e delle altre sfere di pertinenza – e tutte queste componenti sono sempre inestricabilmente intrecciate le une alle altre. Ecco perché la storia della distribuzione delle ricchezze costituisce in tutte le epoche la più plausibile griglia di lettura della storia generale di un paese.

Nel caso specifico, fa impressione rilevare fino a che punto la compressione delle disuguaglianze di reddito, nella Francia del XX secolo, si concentri attorno a un periodo del tutto particolare: le catastrofi del periodo 1914-45. La quota del decile superiore nella composizione del reddito totale e quella del centile superiore hanno toccato il punto più basso all’indomani della seconda guerra mondiale, e sembrano non essersi mai riprese dai traumi violentissimi di quel periodo cruciale (cfr. grafici 8.1 e 8.2). In larga misura, la riduzione delle disuguaglianze durante il secolo scorso è il prodotto caotico delle guerre e dei dissesti economici e politici che esse hanno comportato: non il prodotto di uno sviluppo graduale, consensuale e armonico. Nel XX secolo, sono state le guerre a fare tabula rasa del passato, non certo la pacifica razionalità democratica ed economica.

Abbiamo già accennato a quei dissesti nella Parte seconda: le distruzioni causate dai due conflitti mondiali, le conseguenze catastrofiche della crisi degli anni trenta e soprattutto le diverse politiche pubbliche adottate per affrontarla (dal blocco degli affitti alle nazionalizzazioni, passando per la cosiddetta “eutanasia dei rentiers” e l’inflazione delle rendite del debito pubblico) hanno provocato, tra il 1914 e il 1945, una brusca, cospicua caduta del rapporto capitale/reddito e un forte calo della quota dei redditi da capitale nella composizione del reddito nazionale. E, siccome il capitale è molto più concentrato del lavoro, ecco che i redditi da capitale sono presenti in misura più massiccia nell’ambito del decile superiore della gerarchia dei redditi (in particolare al livello del centile superiore). Per cui non ci si deve stupire del fatto che i dissesti subiti dal capitale – soprattutto dal capitale privato – durante il periodo 1914-45 abbiano comportato un forte calo del decile superiore (e ancor più del centile superiore) e di conseguenza una forte compressione delle disuguaglianze di reddito.

Dal momento che, in Francia, l’imposta sul reddito fu introdotta nel 1914 (il Senato bloccò la riforma per tutto l’ultimo decennio del XIX secolo, e la legge venne infine approvata solo il 15 luglio 1914, a poche settimane dalla dichiarazione di guerra, in un clima di estrema tensione), non esistono purtroppo dati annui dettagliati circa la struttura dei redditi prima di quella data. Le numerose stime della distribuzione dei redditi effettuate attorno al 1900-10 in vista dell’introduzione dell’imposta generale sul reddito, e con l’obiettivo di prevederne le entrate, ci danno comunque conto – anche se in termini approssimativi – della fortissima concentrazione dei redditi che ha caratterizzato la belle époque. Non sono però stime sufficienti per inquadrare in un’ottica storica convincente il trauma rappresentato dalla prima guerra mondiale (per poterlo fare, sarebbe stato necessario che l’imposta sul reddito fosse stata introdotta alcuni decenni prima4). Tuttavia, per nostra fortuna, i dati risultanti dall’imposta sulle successioni (istituita a partire dal 1791) ci permettono di studiare lo sviluppo della distribuzione dei patrimoni lungo tutto il XIX e il XX secolo, e ci portano a confermare il ruolo centrale svolto dagli eventi catastrofici del 1914-45: alla vigilia della prima guerra mondiale nulla lasciava presagire un calo spontaneo della concentrazione della proprietà da capitale, se mai il contrario. Questa fonte dimostra inoltre che i redditi da capitale rappresentano, nei primi vent’anni del Novecento, la stragrande maggioranza dei redditi del centile superiore.

Il capitale nel XXI secolo
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