L’irresistibile ascesa dei superdirigenti: un fenomeno anglosassone
In secondo luogo – e si tratta della maggiore difficoltà connaturata alla teoria della produttività marginale – è evidente che l’irresistibile ascesa dei salari più alti si è verificata in determinati paesi sviluppati e non in altri. Il che fa pensare che vi abbiano svolto un ruolo decisivo le specifiche differenze istituzionali tra paese e paese, e non cause globali e universali in quanto tali, come la generale trasformazione tecnologica.
Cominciamo con l’esaminare il caso dei paesi anglosassoni. Negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Canada e in Australia si rileva, in effetti, a partire dagli anni settanta e ottanta, una crescita significativa della quota del decile superiore nella composizione del reddito nazionale (cfr. grafico 9.2). Purtroppo non disponiamo per tutti e quattro i paesi di classi di reddito distinte in merito alla disuguaglianza dei salari e del reddito nazionale (sul tipo di quelle presentate per la Francia e gli Stati Uniti). Tuttavia i dati riguardanti la composizione dei redditi a livello di reddito totale – dati disponibili nella maggioranza dei casi – indicano che nel complesso dei paesi anglosassoni la clamorosa escalation dei salari spiega in massima parte – in genere, almeno per i due terzi – la crescita altissima del centile superiore della gerarchia dei redditi (il terzo restante si spiega con la buona salute dei redditi da capitale). In tutti e quattro i paesi, l’aumento esponenziale dei superdirigenti, sia nel settore finanziario sia nei settori non finanziari, è più che sufficiente a spiegare la crescita delle disuguaglianze di reddito degli ultimi decenni.
Grafico 9.2.
La disuguaglianza dei redditi nei paesi
anglosassoni, 1910-2010
Dopo gli anni settanta, in tutti i paesi anglosassoni, la quota del centile superiore nella composizione del reddito nazionale è cresciuta sensibilmente, anche se con ampiezze differenti.
Fonti e dati: cfr. http://piketty.pse.ens.fr/capital21c.
L’analogia complessiva non deve però nascondere il fatto che l’ampiezza del fenomeno è assai diversa da paese a paese. Il grafico 9.2 è assolutamente chiaro su questo punto. Negli anni settanta, la quota del centile superiore nella composizione del reddito nazionale era molto vicina tra i vari paesi. Nei quattro paesi anglosassoni considerati era tra il 6% e l’8%, e gli Stati Uniti erano più che mai compresi in quelle cifre, anche se leggermente superati dal Canada, con un tetto del 9%, mentre l’Australia, tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta, con il 5% del reddito nazionale per il centile superiore, chiudeva la fila. Trent’anni dopo, all’inizio degli anni dieci del XXI secolo, la situazione è completamente diversa. Negli Stati Uniti la quota del centile superiore tocca praticamente il 20% del reddito nazionale, mentre nel Regno Unito e in Canada si colloca attorno al 14-15% del reddito nazionale, e in Australia corrisponde ad appena il 9-10% del reddito nazionale (cfr. grafico 9.213). Facendo un rapido calcolo, si può valutare che negli Stati Uniti la crescita della quota del centile superiore sia stata circa due volte più forte che nel Regno Unito o in Canada, e circa tre volte più forte che in Australia e Nuova Zelanda.14 Se la scalata dei superdirigenti fosse un fenomeno puramente legato all’evoluzione tecnologica, diventerebbe difficile capire divari tanto rilevanti tra paesi per tutto il resto molto simili tra loro.15
Passiamo ora a considerare la parte residua del mondo ricco, vale a dire l’Europa continentale e il Giappone. Il dato di fondo è che, dopo gli anni settanta e ottanta, la quota del centile superiore nella composizione del reddito nazionale ha fatto registrare un aumento molto meno sensibile che nei paesi anglosassoni. Il confronto tra i grafici 9.2 e 9.3 è particolarmente significativo. Certo, vi si osserva una notevole crescita della quota del centile superiore in tutti i paesi. In Giappone, essa è pressoché la stessa della Francia, dove nei primi anni ottanta la quota del centile superiore era di appena il 7% del reddito nazionale e ora è di circa il 9%, o anche un po’ di più. In Svezia, nei primi anni ottanta, la quota del centile superiore era di poco superiore al 4% del reddito nazionale (il livello più basso mai registrato nella WTID, in tutti i paesi e in tutti i tempi), e ora raggiunge il 7%.16 In Germania, tra i primi anni ottanta e l’inizio degli anni dieci del XXI secolo, la quota del centile superiore è passata dal 9% circa a quasi l’11% del reddito nazionale (cfr. grafico 9.3).
Grafico 9.3.
La disuguaglianza dei redditi: Europa
continentale e Giappone, 1910-2010
Rispetto ai paesi anglosassoni, in Europa continentale e in Giappone, dopo gli anni settanta, la quota del centile superiore è cresciuta di poco.
Fonti e dati: cfr. http://piketty.pse.ens.fr/capital21c.
Grafico 9.4.
La disuguaglianza dei redditi: Europa del
Nord e del Sud, 1910-2010
Rispetto ai paesi anglosassoni, a partire dagli anni settanta, la quota del centile superiore è cresciuta tanto nell’Europa del Nord quanto nell’Europa del Sud.
Fonti e dati: cfr. http://piketty.pse.ens.fr/capital21c.
Se si considerano gli altri paesi europei, si osservano progressi analoghi, con una crescita della quota del centile superiore dell’ordine di 2-3 punti di reddito nazionale nel corso degli ultimi trent’anni, sia nell’Europa del Nord sia in quella del Sud. In Danimarca e negli altri paesi nordici, il livello degli alti redditi è più basso, ma l’aumento è analogo: negli anni ottanta il centile superiore deteneva poco più del 5% del reddito nazionale danese, mentre all’inizio del XXI secolo si avvicina al 7%. In Italia e in Spagna, gli ordini di grandezza sono molto vicini a quelli osservati in Francia, con una quota del centile superiore che, nello stesso periodo, passa da circa il 7% all’8% del reddito nazionale con, anche qui, una crescita di circa 2 punti di reddito nazionale (cfr. grafico 9.4). L’unione del continente europeo è, riguardo a questo punto specifico, quasi perfetta, con l’ovvia esclusione del Regno Unito, più vicino alla traiettoria osservata nell’America del Nord.
Intendiamoci: gli aumenti dell’ordine di 2-3 punti di reddito nazionale osservati in Giappone e in tutti i paesi dell’Europa continentale corrispondono ad aumenti comunque significativi delle disuguaglianze di reddito. In concreto, essi significano, per definizione, che l’1% più ricco ha visto crescere il proprio reddito molto più in fretta del reddito medio (e anche in modo assai più consistente, poiché la quota del centile superiore è cresciuta di circa il 30%, e persino di più in paesi nei quali partiva da uno zoccolo più basso). Il che non può non impressionare le persone comuni, che assistono a questa crescita prodigiosa e quasi ogni giorno leggono sui giornali o ascoltano alla radio dei vertiginosi aumenti di salario dei “superdirigenti” – all’apparenza incomprensibili in un contesto economico come quello degli ultimi vent’anni, in cui il reddito medio è praticamente fermo, o quantomeno cresce a un ritmo molto inferiore rispetto al passato.