Dal flusso successorio annuo allo stock di patrimonio ereditario
Come si passa dal flusso successorio annuo allo stock di patrimonio ereditario? I dati in dettaglio sul flusso successorio e sull’età di defunti, eredi, donatori e donatrici di cui disponiamo ci consentono di stimare, per ogni anno del periodo 1820-2010, il totale dei patrimoni ereditati dalle persone in vita nel corso dell’anno in questione (si tratta in sostanza di sommare le successioni e le donazioni ricevute nel corso dei trent’anni precedenti, a volte più, in casi di eredità particolarmente precoci o di longevità eccezionali, e di fare l’opposto in caso contrario) e di determinare la quota di eredità nel totale dei patrimoni. I risultati più importanti sono indicati nel grafico 11.7, dove abbiamo anche raffigurato le simulazioni realizzate per il periodo 2010-2100, a partire dai due scenari analizzati in precedenza.
Grafico 11.7.
La quota dei patrimoni ereditati nella
composizione del patrimonio totale, Francia 1850-2100
Nella Francia del XIX secolo i patrimoni ereditati equivalevano all’80-90% del patrimonio totale; nel XX secolo tale quota è scesa al 40-50%, ma nel XXI secolo potrebbe risalire fino all’80-90%.
Fonti e dati: cfr. http://piketty.pse.ens.fr/capital21c.
Gli ordini di grandezza da considerare sono i seguenti. Nel XIX secolo e fino al XX, quando il flusso successorio raggiunge ogni anno il 20-25% del reddito nazionale, i patrimoni ereditati equivalgono alla quasi totalità del totale dei patrimoni privati: tra l’80% e il 90%, con una tendenza al rialzo. Va tuttavia sottolineato che in società come queste esiste sempre, a tutti i livelli di ricchezza, una parte significativa di detentori di patrimoni – tra il 10% e il 20% – che hanno accumulato la loro ricchezza partendo dal nulla. Non siamo, insomma, in presenza di società immobili, solo di società in cui i patrimoni ereditati costituiscono la grande maggioranza dei casi. E ciò non deve sorprendere: se si accumula un flusso successorio annuo del 20% del reddito nazionale per circa trent’anni, si finisce automaticamente per accumulare una massa enorme di successioni e donazioni, dell’ordine di circa sei annualità di reddito nazionale, equivalenti alla quasi totalità dei patrimoni.25
Nel corso del XX secolo, in seguito al relativo arresto del flusso successorio, l’equilibrio è completamente cambiato. Il punto più basso viene toccato negli anni settanta: dopo parecchi decenni di eredità deboli e di accumulo di patrimoni nuovi, il capitale ereditario equivale a poco più del 40% del capitale privato. Per la prima volta nella storia – a parte i paesi di nuova formazione – i patrimoni accumulati dalle persone in vita costituiscono la maggioranza dei patrimoni: quasi il 60%. È importante capire due cose: la prima è che il capitale nel dopoguerra ha effettivamente cambiato natura; la seconda è che stiamo uscendo da un periodo d’eccezione. Resta comunque il fatto che ne siamo usciti davvero: a partire dagli anni settanta la quota dei patrimoni ereditati nella formazione del patrimonio totale non ha smesso di crescere, e negli anni ottanta-novanta è diventata nettamente maggioritaria; in Francia, secondo gli ultimi dati disponibili, il capitale ereditario equivale nel 2010 a circa i due terzi del capitale privato, contro appena un terzo del capitale accumulato mediante il risparmio. Se si tiene conto dei livelli molto elevati del flusso successorio attuale, e se l’attuale tendenza trova nuove conferme, è altamente probabile che nei decenni futuri la quota dei patrimoni ereditati continui a crescere, ossia che da qui al 2020 superi il 70% e che negli anni trenta-quaranta del XXI secolo si avvicini all’80%. Nello scenario che prevede una crescita del rendimento da capitale fino al 5%, la quota dei patrimoni ereditati potrebbe proseguire la sua ascesa e raggiungere da qui al 2050-60 il 90%, più o meno lo stesso livello della belle époque.
Si vede così come la curva a U descritta dal flusso successorio annuo in rapporto al reddito nazionale nel corso del XX secolo si accompagni a una curva a U altrettanto spettacolare relativa allo stock complessivo dei patrimoni ereditati in rapporto al patrimonio nazionale. Per capire bene il nesso tra le due curve, è utile confrontare il livello del flusso successorio con quello del tasso di risparmio, il quale, come abbiamo visto nella Parte seconda, si aggirava attorno al 10% del reddito nazionale. Quando il flusso successorio equivale al 20-25% del reddito nazionale, come succedeva nel XIX secolo, vuol dire che le somme ricevute ogni anno sotto forma di successioni e di donazioni sono oltre due volte più alte del flusso di nuovo risparmio. Se a ciò aggiungiamo che una parte di questo nuovo risparmio – corrispondente nel XIX secolo alla maggioranza del risparmio – proviene dai redditi da capitale ereditario, vediamo come sia inevitabile che con simili flussi annui il patrimonio ereditato prevalga nettamente sul patrimonio risparmiato. Viceversa, quando il flusso successorio scende ad appena il 5% del reddito nazionale, com’è accaduto negli anni cinquanta-sessanta del XX secolo, vale a dire a un livello due volte inferiore a quello del flusso di nuovo risparmio (calcolando sempre un tasso di risparmio dell’ordine del 10%, com’è nel nostro caso), non ci si deve sorprendere che il capitale risparmiato prevalga sul capitale ereditato. Il fatto importante è che nel corso degli anni ottanta-novanta il flusso successorio annuo è tornato a sopravanzare il tasso di risparmio, che nel primo decennio del XXI secolo gli è nettamente superiore e che oggi equivale, sotto forma di successioni e donazioni annue, a quasi il 15% del reddito nazionale.
Per meglio valutare la misura delle somme in gioco, è certo utile ricordare che in un paese come la Francia, in questo inizio di XXI secolo, il reddito disponibile (in contante) delle famiglie equivale a circa il 70-75% del reddito nazionale (considerando il valore dei servizi pubblici: salute, scuola, sicurezza ecc., non calcolati nel reddito disponibile). Se si esprime il flusso successorio non in rapporto al reddito nazionale, come si è fatto fin qui, ma in rapporto al reddito disponibile, si rileva che le successioni e le donazioni ricevute ogni anno dalle famiglie francesi equivalgono oggi al 20% del loro reddito disponibile, e che – in tal modo – sono dunque tornate sul livello del periodo 1820-1910 (cfr. grafico 11.8). Come abbiamo spiegato nel capitolo 5, è più corretto, per stabilire raffronti spaziali e temporali, utilizzare come denominatore di riferimento il reddito nazionale (e non il reddito disponibile) – anche se il confronto con il reddito disponibile esprime a sua volta una certa realtà, in un senso più concreto, e ci fa capire come l’eredità equivalga già fin d’ora a un quinto delle risorse monetarie di cui dispongono le famiglie (per esempio per risparmiare) e tra breve dovrebbe equivalere a un quarto, o anche più.
Grafico 11.8.
Il flusso successorio annuo espresso in
percentuale di reddito disponibile, Francia 1820-2010
Espresso in percentuale di reddito disponibile (e non di reddito nazionale), il flusso successorio è tornato nel 2010 su un livello del 20% circa, vicino a quello osservato nel XIX secolo.
Fonti e dati: cfr. http://piketty.pse.ens.fr/capital21c.